La risposta è che esiste davvero e se ne sono accorti anche in Parlamento nella discussione sulla legge per la responsabilità civile e penale dei medici. Quando si affrontano i temi della colpa professionale, della sicurezza del paziente, delle norme assicurative, della responsabilità dei singoli, dell’équipe e delle strutture, si coglie il disagio di una categoria in un quadro di travolgente evoluzione tecnica e sociale. Esiste una questione medica identitaria, professionale e politica.
Vi è una crisi di ruolo professionale insita nei travolgenti mutamenti tecnologici e sociali, una crisi dell’agire medico che vorrebbe poter lavorare come un tempo solo al servizio del paziente e non delle regole stringenti di un malinteso economicismo, infine una difficoltà a schierarsi politicamente in quanto in questo paese non c’è chi non voglia una sanità pubblica efficace e efficiente salvo poi litigare tutti contro tutti e i medici, che non sono neppure una categoria omogenea, si trovano come vasi di coccio.
I sindacati medici, appoggiati dalla Federazione degli Ordini, indicono manifestazioni di protesta e hanno pienamente ragione. Ma vi sono almeno tre aporie in queste azioni. La prima è relativa a chi rappresenta davvero tutta la categoria, se è possibile davvero trovare un minimo di condivisione di interessi; la seconda è quella tra coloro che rifiutano ogni cambiamento nel ricordo di un passato che forse non è mai neppure esistito; infine il problema più grande: ma questo disagio è proprio di tutti i medici o solo di quelli più anziani che hanno vissuto ancora il lungo tramonto di una diversa professione? Che pensano i giovani, non della difficoltà a trovare lavoro o delle disillusioni della realtà, ma del modo di fare medicina e di essere medico? I medici più anziani rifiutano ogni limitazione alla loro autonomia professionale. È ancora così?
Siamo convinti che i problemi professionali riguardano anche i giovani. Vi è un generale disorientamento, ma il rimedio non sta solo nel richiamo ai valori deontologici della medicina, che sono e restano uguali. Se si vuol difendere il ruolo professionale sia pur modernizzandolo, allora occorre da un lato cercare sempre di più posizioni unitarie. Non è facile ad esempio mettere i sindacati medici allo stesso tavolo per affrontare questioni chiaramente comuni. Ne sa qualcosa chi scrive e non può dare responsabilità settoriali, ma rilevare una comune reciproca diffidenza.
E questo è male. Dall’altro lato è l’ora di superare la semplificazione delle parole d’ordine (difendiamo la sanità pubblica, universale ed equa, e questo lo si fa migliorando il lavoro dei medici, i contratti, gli orari, il finanziamento e quant’altro) ma, e più che altro, affrontando alcuni tempi politici che portano a superficie contraddizioni globali. Districarsi nel magma politico non è facile. Ne è facile esempio la continua diatriba sulla cannabis, la cui liberalizzazione è idea politica e come tale di parte ma il cui uso come farmaco non è di destra o di sinistra ma solamente guidato dall’interesse del paziente.
Per entrare nel vivo del dibattito politico e sociale bisogna trovare accordo tra le diverse anime, scientifiche, sindacali e associative dei medici e affrontare temi quali il prezzo dei farmaci, la rivalidazione della laurea, la valutazione professionale, il tempo di cura, il ruolo gestionale, l’integrazione tra università e servizio sanitario e la creazione di un ruolo giuridico unico per tutti i medici operanti per il sistema sanitario. Cosa pensano i colleghi?
Ugualmente le norme del codice deontologico sono sempre sufficienti? Al di là dell’ossequio alle leggi, raccogliere il parere dei medici sulla maternità surrogata o sul social freezing significa affrontare i limiti della medicina come traslazione delle conquiste della scienza. La sanità infine è ancora un agone libero professionale, un terreno di caccia per imprese chimiche o di dispositivi, una concessione illimitata per ciascun preteso paziente, oppure una costruzione enorme per difendere i diritti di tutti secondo giustizia? La risposta non è scontata e passa attraverso una comune riflessione e una conseguente azione politica. Qualche segno di azione unitaria a livello nazionale si è di recente manifestato. Va incoraggiato e seguito con attenzione.