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La riospedalizzazione precoce è una problematica che coinvolge tutte le specialità mediche e in particolare la Medicina Interna. Sebbene esistano molti studi riguardanti singole patologie, poco si sa della valutazione complessiva di tali pazienti. L’analisi delle caratteristiche dei pazienti riammessi entro 30 giorni dalla dimissione può dare spunti per costruire programmi rivolti a ridurre il fenomeno.
Parole chiave: riospedalizzazione, ospedalizzazione, Medicina Interna, hospital dependent patient, complessità
Introduzione
Secondo dati ARS, la riospedalizzazione precoce (entro 30 giorni dalla dimissione) non programmata in Toscana è del 9,5% nella popolazione generale e del 12% tra gli ultra 65-enni. Il fenomeno della riospedalizzazione precoce è una tematica sempre più sentita per le problematiche socio-sanitarie ed economiche che comporta. Sebbene vi siano un’ampia letteratura internazionale sulla riospedalizzazione attribuita a situazioni cliniche specifiche e un’innumerevole produzione di score clinici (ad esempio per lo scompenso cardiaco) per individuare i pazienti con maggiore probabilità di riammissione precoce, una systematic review (Kansagara et al., “JAMA” 2011) rileva che la maggioranza dei modelli risulta avere una scarsa abilità predittiva. Vi è invece una limitata ricerca volta a valutare i molteplici aspetti (non solo quelli legati alla singola patologia) coinvolti nel fenomeno.
Pazienti e metodi
Al fine di individuarne le caratteristiche globali abbiamo analizzato i dati di 120 pazienti consecutivi riammessi entro 30 giorni dopo la dimissione da un’unità di Medicina Interna (Ospedale Grosseto). Al loro rientro in ospedale (ricovero indice) venivano registrati dati anamnestici, demografici, clinici (con riferimento anche a disabilità e deficit cognitivo), sociali.
Risultati
I risultati sono riportati nella Tabella I.
Discussione
L’analisi delle caratteristiche dei pazienti riammessi entro 30 giorni dalla dimissione può dare spunti per costruire programmi rivolti a ridurre il fenomeno. Nella casistica descritta i pazienti con riospedalizzazione precoce sono anziani (età media 82,8) e affetti da multiple comorbilità (> 4 nell’86,6%). Questo elemento è da sottolineare anche in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione stimato per i prossimi anni. La lunghezza della degenza non pare influire sul fenomeno. Il fatto che il 75% di questa popolazione abbia avuto almeno 3 ricoveri in un anno e il 41% almeno 4 fa ritenere corretta l’osservazione che l’attenzione deve essere portata su una sottocategoria di pazienti hospital dependent tanto che il numero di precedenti ospedalizzazioni diviene l’elemento predominante per definire i pazienti a maggior rischio di riammissione precoce. Condizioni sociali (quasi il 40% vive senza i propri familiari), la disabilità fisica severa e la malattia di Alzheimer nei suoi aspetti più gravi (nella nostra casistica presenti nel 55% e 50,8% dei casi rispettivamente) fanno ritenere molto difficile, nell’attuale realtà, la sostenibilità domiciliare per tali pazienti, soprattutto quando si aggiunge una qualunque problematica clinica acuta. Coerentemente con quanto esposto in letteratura, anche nella nostra casistica la maggioranza dei pazienti viene riammessa per una patologia diversa da quella che aveva determinato il precedente ricovero. Un paziente su 5 ha una diagnosi di cancro attivo e in questi casi occorre ragionare su percorsi di assistenza e cura particolari e differenziati. Il rilievo di una mortalità del 20% nella nostra casistica di pazienti riammessi entro 30 giorni (diversi dei quali con ospedalizzazioni multiple negli ultimi 12 mesi) rappresenta circa il doppio della mortalità rilevata nei reparti di Medicina Interna, facendoci immaginare per questi pazienti un travaglio doloroso di andirivieni casa-ospedale nelle ultime fasi della loro vita.
Conclusioni
Il problema delle riammissioni precoci in Medicina Interna è ampio e complesso. Modelli basati su score clinici non sono probabilmente utili a individuare la probabilità di riammissione precoce in pazienti molto anziani, con multiple comorbilità, disabilità, deficit cognitivo e problematiche sociali. Una valutazione globale della situazione clinica e sociale dovrà essere considerata per cercare di ridurre tale fenomeno, con particolare attenzione a quei pazienti che presentano ripetute ospedalizzazioni in pochi mesi.
Ringraziamenti
Un ringraziamento a tutta l’équipe medica della Medicina Interna di Grosseto per la collaborazione allo studio.
verdiani@fastwebnet.it