Salvatore Cardellicchio, Dirigente Medico Pneumologo, responsabile Centro Antifumo AOU Careggi
Il 31 maggio si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un’occasione per riflettere su una delle emergenze sanitarie più persistenti del nostro tempo, spesso sottovalutata, ma ancora drammaticamente attuale.
Il tema di quest’anno riguarda le strategie di marketing ingannevole messe in atto dalle multinazionali del tabacco, che puntano a nascondere la pericolosità dei loro prodotti utilizzando una maschera di modernità e sostenibilità, mentre continuano a promuovere sostanze altamente dannose, soprattutto tra i più giovani.
Negli ultimi vent’anni, la legge Sirchia ha rappresentato un punto di svolta per la salute pubblica in Italia: abbiamo registrato una riduzione del 20% nel consumo di sigarette tradizionali. Tuttavia, questo successo è stato progressivamente vanificato dall’introduzione e dalla diffusione di sigarette elettroniche e di prodotti a tabacco riscaldato.
Nati con l’intento dichiarato di aiutare a smettere di fumare o di offrire un fumo “meno nocivo”, questi dispositivi hanno finito per sortire l’effetto opposto, attraendo nuove fasce di popolazione, in particolare i giovani, grazie all’estetica accattivante e agli aromi gradevoli. Il fenomeno è in forte crescita, anche in Toscana, e riguarda sempre di più i giovanissimi.
Parliamo infatti di una situazione che coinvolge minorenni, nonostante il divieto di vendita sotto ai 18 anni. L’idea che questi dispositivi siano “meno pericolosi” è purtroppo molto diffusa, persino tra alcuni genitori. Eppure, non sono privi di rischi: i vapori inalati possono contenere metalli pesanti, e i più recenti modelli utilizzano sali di nicotina, che aumentano la dipendenza in modo ancora più rapido rispetto alle sigarette convenzionali.
Il risultato è un paradosso: il numero complessivo dei fumatori in Italia è tornato a crescere, con un incremento del 23% rispetto agli anni precedenti. Oggi si stimano circa 12 milioni di fumatori attivi.
Ma uscire dal fumo è possibile. È fondamentale ribadire che fumare non è un vizio, ma una malattia cronica, una forma di dipendenza trattabile. Lo sappiamo bene al Centro Antifumo dell’AOU Careggi, dove ci occupiamo ogni anno di circa 350 pazienti affetti da patologie fumo-correlate. Offriamo trattamenti farmacologici e percorsi di counseling individuale e di gruppo, con un tasso di astinenza a 12 mesi del 50%: un risultato importante, che dimostra l’efficacia dell’intervento specialistico.
Il fumo rimane la principale causa evitabile di morte nel mondo, responsabile ogni anno di oltre 8 milioni di decessi, di cui 1,2 milioni legati all’esposizione al fumo passivo. I danni riguardano cuore, polmoni, vasi, apparato digerente e urogenitale, con un’incidenza proporzionale al numero di sigarette fumate. Il legame tra fumo e tumori è inequivocabile: i tumori della vescica, del distretto testa-collo, quelli al pancreas, stomaco e persino alla mammella e almeno l’80% delle neoplasie polmonari, sono riconducibili al tabacco.
Smettere di fumare è la scelta di salute più importante che si possa fare. E noi, come sistema sanitario, dobbiamo continuare a offrire supporto, formazione, prevenzione e cura, rafforzando l’impegno anche nelle scuole, come avvenuto con successo in altri Paesi.
La lotta al fumo non è finita: ha solo cambiato forma. Sta a noi riconoscerla, smascherarla e affrontarla con strumenti efficaci e con un’informazione corretta.