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4 Agosto 2025

West Nile: “Ecco i sintomi e come comportarsi se si contrae”

Rispondono il dottor Filippo Bartalesi (SOC Malattie Infettive 1 Ospedale Santa Maria Annunziata Azienda USL Toscana Centro) e il dottor Dario Nigi, Medico specialista in formazione in malattie infettive. 

Come si riconosce la febbre West Nile? quali sono i sintomi più comuni e quali i segnali a cui prestare attenzione?

Il Virus West Nile (WNV) è una arbovirosi trasmessa dalla puntura delle comuni zanzare (Culex pipiens), arbovirosi tra le più diffuse a livello globale insieme a Dengue, Chikungunya, Zika e Usutu. Innanzitutto, è fondamentale sottolineare che la maggior parte delle persone infettate da WNV rimane asintomatica, infatti solo il 20-40% sviluppa sintomi e, tra questi, una percentuale ancora più piccola va incontro a malattia grave. La febbre West Nile, la forma più comune e lieve, è solitamente una malattia che si risolve da sola nel giro di 3-10 giorni, che si presenta con febbre a esordio improvviso, cefalea, mialgie e malessere generale. A volte può essere presente un rash maculopapulare tipicamente su torace, schiena e braccia, che può essere pruriginoso e generalmente scompare in meno di una settimana.

Quanto è pericolosa questa infezione? In quali casi può diventare grave o addirittura letale?

Come dicevamo, in una piccola percentuale di casi, circa 1 su 150-250 persone infette, si sviluppa la malattia neuroinvasiva grave, che colpisce il cervello o il midollo spinale. Questa si presenta come febbre in concomitanza con meningite, encefalite, paralisi flaccida o un quadro clinico misto. Il fattore di rischio principale è l’età avanzata, seguito da varie forme di immunocompromissione, particolarmente in caso di tumori ematologici, pazienti con trapianto d’organo o sottoposti a terapie immunomodulanti, specialmente con anti CD20 (rituximab). I tassi di letalità, della forma neuroinvasiva, sono complessivamente inferiori al 4% nelle persone sotto i 50 anni, ma aumentano sostanzialmente tra le persone più anziane, superando il 20% in coloro che hanno almeno 70 anni.

Cosa bisogna fare se si sospetta un’infezione da virus West Nile? A chi rivolgersi e quali sono i tempi per la diagnosi?

Qualsiasi sintomo che possa suggerire un’infezione da WNV deve essere immediatamente discusso e valutato da un medico, con accesso in pronto soccorso in caso di segni e sintomi di malattia neuroinvasiva. Nel sospetto di infezione da WNV, si raccomanda la ricerca su siero di anticorpi IgM anti-WNV, solitamente rilevabili tra i 3 e gli 8 giorni dall’esordio dei sintomi. In caso di presenza di segni neurologici è fondamentale l’esecuzione di una rachicentesi, con ricerca delle IgM su liquor (se il test è disponibile), la cui presenza su liquor, non essendo queste in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica, costituisce la metodica diagnostica più sensibile. Tuttavia, nella pratica clinica attuale, il ruolo diagnostico principale è svolto dalla ricerca tramite tecniche di amplificazione genica (PCR) dell’RNA virale, seppur, dato che la viremia è di solito a basso titolo, di breve durata e spesso presente prima dell’insorgenza dei sintomi, anche in caso di malattia neuroinvasiva, la sensibilità su plasma è del 10-15%, e su liquor intorno al 50-60%.

Esistono misure di prevenzione efficaci, soprattutto in estate? Quali comportamenti possono ridurre il rischio di contagio?

Innanzitutto dobbiamo sottolineare che l’uomo non funge da serbatoio, e la trasmissione avviene quasi esclusivamente tramite punture di zanzara infetta, dopo aver punto uccelli selvatici infetti (o più raramente altri animali) che sono il serbatoio naturale del virus. Le misure preventive si concentrano sull’evitare l’esposizione ai vettori, specialmente durante i mesi più caldi e umidi. L’uso di repellenti contenenti DEET (dietiltoluamide) e indossare pantaloni lunghi e maniche lunghe può ridurre al minimo l’esposizione della pelle alle zanzare. Le zanzare che trasmettono il WNV sono più attive all’alba e al tramonto, quindi limitare le attività all’aperto in questi orari può diminuire in modo significativo il rischio di infezione. Infine, l’adozione di zanzariere alle finestre, l’attenzione a evitare qualsiasi residuo di acqua stagnante (vasi di fiori, secchi, etc), cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, etc, sono tutte buone pratiche che dovranno diventare parte della nostra routine.

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West Nile: “Ecco i sintomi e come comportarsi se si contrae”

4 Agosto 2025

Rispondono il dottor Filippo Bartalesi (SOC Malattie Infettive 1 Ospedale Santa Maria Annunziata Azienda USL Toscana Centro) e il dottor Dario Nigi, Medico specialista in formazione in malattie infettive. 

Come si riconosce la febbre West Nile? quali sono i sintomi più comuni e quali i segnali a cui prestare attenzione?

Il Virus West Nile (WNV) è una arbovirosi trasmessa dalla puntura delle comuni zanzare (Culex pipiens), arbovirosi tra le più diffuse a livello globale insieme a Dengue, Chikungunya, Zika e Usutu. Innanzitutto, è fondamentale sottolineare che la maggior parte delle persone infettate da WNV rimane asintomatica, infatti solo il 20-40% sviluppa sintomi e, tra questi, una percentuale ancora più piccola va incontro a malattia grave. La febbre West Nile, la forma più comune e lieve, è solitamente una malattia che si risolve da sola nel giro di 3-10 giorni, che si presenta con febbre a esordio improvviso, cefalea, mialgie e malessere generale. A volte può essere presente un rash maculopapulare tipicamente su torace, schiena e braccia, che può essere pruriginoso e generalmente scompare in meno di una settimana.

Quanto è pericolosa questa infezione? In quali casi può diventare grave o addirittura letale?

Come dicevamo, in una piccola percentuale di casi, circa 1 su 150-250 persone infette, si sviluppa la malattia neuroinvasiva grave, che colpisce il cervello o il midollo spinale. Questa si presenta come febbre in concomitanza con meningite, encefalite, paralisi flaccida o un quadro clinico misto. Il fattore di rischio principale è l’età avanzata, seguito da varie forme di immunocompromissione, particolarmente in caso di tumori ematologici, pazienti con trapianto d’organo o sottoposti a terapie immunomodulanti, specialmente con anti CD20 (rituximab). I tassi di letalità, della forma neuroinvasiva, sono complessivamente inferiori al 4% nelle persone sotto i 50 anni, ma aumentano sostanzialmente tra le persone più anziane, superando il 20% in coloro che hanno almeno 70 anni.

Cosa bisogna fare se si sospetta un'infezione da virus West Nile? A chi rivolgersi e quali sono i tempi per la diagnosi?

Qualsiasi sintomo che possa suggerire un'infezione da WNV deve essere immediatamente discusso e valutato da un medico, con accesso in pronto soccorso in caso di segni e sintomi di malattia neuroinvasiva. Nel sospetto di infezione da WNV, si raccomanda la ricerca su siero di anticorpi IgM anti-WNV, solitamente rilevabili tra i 3 e gli 8 giorni dall'esordio dei sintomi. In caso di presenza di segni neurologici è fondamentale l’esecuzione di una rachicentesi, con ricerca delle IgM su liquor (se il test è disponibile), la cui presenza su liquor, non essendo queste in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica, costituisce la metodica diagnostica più sensibile. Tuttavia, nella pratica clinica attuale, il ruolo diagnostico principale è svolto dalla ricerca tramite tecniche di amplificazione genica (PCR) dell’RNA virale, seppur, dato che la viremia è di solito a basso titolo, di breve durata e spesso presente prima dell'insorgenza dei sintomi, anche in caso di malattia neuroinvasiva, la sensibilità su plasma è del 10-15%, e su liquor intorno al 50-60%.

Esistono misure di prevenzione efficaci, soprattutto in estate? Quali comportamenti possono ridurre il rischio di contagio?

Innanzitutto dobbiamo sottolineare che l’uomo non funge da serbatoio, e la trasmissione avviene quasi esclusivamente tramite punture di zanzara infetta, dopo aver punto uccelli selvatici infetti (o più raramente altri animali) che sono il serbatoio naturale del virus. Le misure preventive si concentrano sull'evitare l'esposizione ai vettori, specialmente durante i mesi più caldi e umidi. L’uso di repellenti contenenti DEET (dietiltoluamide) e indossare pantaloni lunghi e maniche lunghe può ridurre al minimo l'esposizione della pelle alle zanzare. Le zanzare che trasmettono il WNV sono più attive all'alba e al tramonto, quindi limitare le attività all'aperto in questi orari può diminuire in modo significativo il rischio di infezione. Infine, l’adozione di zanzariere alle finestre, l’attenzione a evitare qualsiasi residuo di acqua stagnante (vasi di fiori, secchi, etc), cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, etc, sono tutte buone pratiche che dovranno diventare parte della nostra routine.

Di Redazione Toscana Medica

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Publisher: Galli Torrini Srl, Via Pisana, 78 – 50143 Firenze, Italy
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