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17 Dicembre 2025

Influenza aviaria e possibile nuova pandemia: cosa aspettarci?

Paolo Bonanni

Dipartimento di Scienze della Salute – Università degli Studi di Firenze

Le pandemie hanno accompagnato da sempre la storia del genere umano. I virus influenzali, grazie al fenomeno dello spostamento antigenico (antigenic shift), cioè la ricombinazione genica tra virus umani e virus di origine aviaria, sono quelli che hanno maggiore probabilità di generare nuove pandemie. Esse si verificano quando emerge un virus con corredo antigenico nuovo (di origine aviaria), ma con trasmissibilità da uomo a uomo tipica dei virus umani.

Negli ultimi mesi del 2025 si è assistito a un aumento significativo della circolazione del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (in particolare sottotipo H5N1), soprattutto tra gli uccelli selvatici e il pollame in molte aree d’Europa e nel mondo. Le autorità sanitarie europee, come il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc), hanno descritto questa situazione come “epidemie senza precedenti” nei volatili e hanno pubblicato nuove linee guida che includono anche scenari pre-pandemici.

Questo significa che, pur non essendo imminente, la possibilità di una pandemia viene esplicitamente considerata nello sviluppo dei piani di preparazione.

Al momento il rischio di infezione per la popolazione generale rimane basso o molto basso, secondo le valutazioni delle agenzie sanitarie internazionali come il Cdc statunitense e le autorità europee. Non sono state osservate trasmissioni sostenute da uomo a uomo, e i casi umani finora sono rari (pur se solitamente molto gravi) e associati in genere all’esposizione diretta ad animali infetti o ambienti contaminati.

Tuttavia, il fatto che il virus H5N1 circoli in modo così ampio tra diverse specie animali — inclusi mammiferi (ricordiamo la diffusione di H5N1 nei bovini negli Stati Uniti) — e non solo uccelli rappresenta un segnale di allerta per gli esperti. Esistono evidenze che alcuni ceppi stiano evolvendosi e adattandosi a nuovi ospiti, aumentando la possibilità teorica che il virus possa acquisire mutazioni che facilitino la trasmissione tra esseri umani. In scenari di questo tipo, una pandemia sarebbe possibile, benché non probabile, nel breve termine.

Per queste ragioni, le istituzioni sanitarie di vari Paesi continuano a rafforzare i sistemi di sorveglianza veterinaria e umana, mentre cercano di migliorare la capacità diagnostica e predispongono piani di risposta rapida.

Strumenti come vaccini influenzali adattabili (vaccini ‘prototipo’) e antivirali specifici, possono ridurre l’impatto di un potenziale salto di specie o di un’eventuale pandemia rispetto a quanto visto durante la crisi pandemica da Covid-19.

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Influenza aviaria e possibile nuova pandemia: cosa aspettarci?

Paolo Bonanni

17 Dicembre 2025

Paolo Bonanni

Dipartimento di Scienze della Salute – Università degli Studi di Firenze

Le pandemie hanno accompagnato da sempre la storia del genere umano. I virus influenzali, grazie al fenomeno dello spostamento antigenico (antigenic shift), cioè la ricombinazione genica tra virus umani e virus di origine aviaria, sono quelli che hanno maggiore probabilità di generare nuove pandemie. Esse si verificano quando emerge un virus con corredo antigenico nuovo (di origine aviaria), ma con trasmissibilità da uomo a uomo tipica dei virus umani.

Negli ultimi mesi del 2025 si è assistito a un aumento significativo della circolazione del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (in particolare sottotipo H5N1), soprattutto tra gli uccelli selvatici e il pollame in molte aree d’Europa e nel mondo. Le autorità sanitarie europee, come il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc), hanno descritto questa situazione come “epidemie senza precedenti” nei volatili e hanno pubblicato nuove linee guida che includono anche scenari pre-pandemici.

Questo significa che, pur non essendo imminente, la possibilità di una pandemia viene esplicitamente considerata nello sviluppo dei piani di preparazione.

Al momento il rischio di infezione per la popolazione generale rimane basso o molto basso, secondo le valutazioni delle agenzie sanitarie internazionali come il Cdc statunitense e le autorità europee. Non sono state osservate trasmissioni sostenute da uomo a uomo, e i casi umani finora sono rari (pur se solitamente molto gravi) e associati in genere all’esposizione diretta ad animali infetti o ambienti contaminati.

Tuttavia, il fatto che il virus H5N1 circoli in modo così ampio tra diverse specie animali — inclusi mammiferi (ricordiamo la diffusione di H5N1 nei bovini negli Stati Uniti) — e non solo uccelli rappresenta un segnale di allerta per gli esperti. Esistono evidenze che alcuni ceppi stiano evolvendosi e adattandosi a nuovi ospiti, aumentando la possibilità teorica che il virus possa acquisire mutazioni che facilitino la trasmissione tra esseri umani. In scenari di questo tipo, una pandemia sarebbe possibile, benché non probabile, nel breve termine.

Per queste ragioni, le istituzioni sanitarie di vari Paesi continuano a rafforzare i sistemi di sorveglianza veterinaria e umana, mentre cercano di migliorare la capacità diagnostica e predispongono piani di risposta rapida.

Strumenti come vaccini influenzali adattabili (vaccini ‘prototipo’) e antivirali specifici, possono ridurre l’impatto di un potenziale salto di specie o di un’eventuale pandemia rispetto a quanto visto durante la crisi pandemica da Covid-19.

Di Redazione Toscana Medica

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Paolo Bonanni

Dipartimento di Scienze della Salute – Università degli Studi di Firenze
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