Roberto Leonetti, Neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, già Direttore UFCSMIA Firenze, Direttore UOC NPI ATC
I disturbi mentali sono tra le maggiori cause di malattia nell’infanzia e nell’adolescenza e possono avere conseguenze significative sulla salute in generale e sul funzionamento globale dell’individuo.
Nonostante i report, sulla salute mentale dell’infanzia e l’adolescenza, da parte delle agenzie preposte a livello nazionale ed internazionale e delle società scientifiche del settore, mettano in evidenza da tempo un peggioramento dello stato di salute intesa in senso biopsicosociale dei bambini e degli adolescenti, questo argomento ha cominciato a superare la cerchia degli addetti ai lavori, suscitando un’attenzione maggiore, soltanto negli ultimi anni in seguito agli effetti provocati dalla pandemia da Covid 19 sulla salute. Potremmo usare, in questo caso, un’espressione popolare, ma molto chiarificatrice “come con la pandemia abbia piovuto sul bagnato”.
Va precisato, che in molte nazioni i livelli di disuguaglianza e le situazioni traumatiche (ad es. le recenti guerre) sono tali da comportare per alcuni bambini e adolescenti l’esclusione da ciò che è normalmente fruibile dalla maggior parte dei loro coetanei.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra il 10% e il 20% dei bambini e degli adolescenti nel mondo soffre di disturbi mentali. Nel prossimo futuro, l’aumento delle diseguaglianze contribuirà senz’altro ad aggravare tale situazione. Sempre secondo l’OMS il suicidio è la terza causa di mortalità tra i giovani tra i 15 e i 35 anni. Inoltre, l’OMS indica che la depressione negli adulti è la principale causa di malattia nel mondo dopo le patologie cardiovascolari.
Il dato importante sul quale riflettere è che la metà di tutti i disturbi psichiatrici esordisce entro i 14 anni, e il 75% prima dei 25 anni, evidenziando così l’urgenza di mettere in atto interventi precoci efficaci. Dal punto di vista del carico globale della malattia, la ricerca ci dice che i disturbi psichiatrici rappresentano la principale causa di disabilità tra i giovani di età compresa tra i 10 e i 24 anni, contribuendo al 45% delle disabilità totali in questa fascia di età. L’incidenza dei disturbi psichici tra gli adolescenti è aumentata negli ultimi 20-30 anni.
I disturbi mentali sono il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali.
L’ambiente familiare multiproblema con disfunzioni relazionali e problematicità di ciascun membro del nucleo familiare, la carenza di adulti di riferimento significativi, la competizione sociale, le aspettative elevate, il cyberbullismo e l’uso-abuso dei social media possono contribuire al disagio psicologico.
Nello stesso tempo i problemi di salute mentale non trattati negli adolescenti sono associati a insuccessi scolastici, consumo di sostanze stupefacenti, altri comportamenti a rischio e, nei giovani adulti, alla disoccupazione. Le indagini mostrano come i problemi di salute mentale negli adolescenti comportino costi sociali economici elevati dato che successivamente si trasformano spesso in condizioni più invalidanti.
Eventi come la pandemia da COVID-19, con conseguente aumento dell’isolamento, ritiro sociale (Hikikomori) e interruzione scolastica, hanno avuto un impatto significativo sulla salute mentale dei giovani, aumentando il disagio e l’emergenza di manifestazioni eclatanti e comportamenti dirompenti, che hanno richiesto l’intervento dei servizi specialistici e in alcuni casi dei pronto soccorso e dei reparti specialistici ospedalieri.
Attualmente i problemi riguardano anche minori ed adolescenti di altre etnie, (minori stranieri non accompagnati e adolescenti di seconda generazione figli di genitori stranieri).
Aprendo una parentesi sull’adolescenza, si può dire che in tutte le latitudini, anche se con sfumature culturali diverse, è considerato un periodo di passaggio denso di cambiamenti significativi, fortemente caratterizzato dalla trasformazione delle modalità di adattamento in vista della costruzione di un nuovo modo di essere e di agire.
Più che parlare di adolescenza si dovrebbe parlare al plurale di adolescenze, nella consapevolezza che esistono modi profondamente variegati di passare attraverso questo appuntamento fisiologico della crescita, connesso anche alle differenze culturali ed etniche. È inoltre utile parlando di salute mentale, distinguere le crisi adolescenziali, che sono situazioni di difficoltà in sè necessarie a ridiscutere il vecchio ordine e ad introdurre elementi di cambiamento, dalle diverse situazioni di vera e propria psicopatologia con esordio in adolescenza.
Sin dal 1946, nel momento stesso della fondazione dell’OMS, la salute mentale è stata riconosciuta come parte integrante della salute generale.
Un’ azione da parte dei servizi, che ha implicazioni imprescindibili per la prevenzione, è facilitare l’accesso ai servizi specifici (ad hoc) per accogliere utenti nell’età dello sviluppo e le loro famiglie ed è essenziale per intercettare precocemente il disagio e ridurre il rischio di evoluzione verso disturbi più gravi. Tuttavia, è altrettanto importante evitare di sollevare allarmi sociali ingiustificati.
Salute mentale, disagio psichico, disturbi psichiatrici: facciamo un po’ di chiarezza
Per comprendere meglio gli argomenti dei quali stiamo parlando, è fondamentale provare a fare una distinzione tra disagio psichico ed emotivo e disturbi psichiatrici conclamati.
I concetti di malattia e salute mentale non appaiono nettamente separati. Non esiste un criterio definitivo per distinguere la salute dalla malattia, tra le due non c’è differenza ma continuità, in quanto la salute non è una condizione “tutto o nulla” ma si declina lungo diversi gradienti che danno origine a diversi livelli di “well-being”.
Nella salute dell’infanzia e dell’adolescenza ha un peso maggiore, rispetto all’adulto, l’influenza del contesto.
Il disagio psichico può manifestarsi in forme transitorie o legate a eventi stressanti della vita e non necessariamente evolve in un disturbo psichiatrico.
Una riflessione riguarda l’età di esordio di alcuni disturbi che sembra essersi abbassata; questo aspetto però, richiede un approfondimento, molto puntuale, sul piano epidemiologico, in quanto potrebbe essere anche il risultato di una precoce intercettazione da parte dei servizi specialistici. Nel senso che negli ultimi anni assistiamo senz’altro ad un miglioramento delle competenze dei professionisti e ad un aumento dell’attenzione sociale verso questi temi. Potrebbe non esserci, quindi, una reale crescita numerica dei casi gravi, ma un maggiore riconoscimento e segnalazione, da parte dei diversi stakeholders, pediatri e medici di medicina generale, insegnanti, educatori, di alcuni segnali di disagio o di sofferenza.
L’evidenza clinica mostra che i fattori critici più importanti nel determinare l’evoluzione della malattia sono:
- l’individuazione precoce degli ‘stati mentali a rischio’ su cui è possibile intervenire per contrastarne l’evoluzione verso uno stato psicopatologico strutturato;
- l’intervallo fra l’esordio dei sintomi e l’inizio del trattamento: la maggior lunghezza di quest’arco temporale si correla con un processo di guarigione più lento e incompleto, livelli di disabilità più alti, e maggiori costi sia sanitari collegati ad un maggior utilizzo dei servizi sia sociali collegati alla minor autonomia;
- Il contrasto agli effetti dell’esclusione sociale dovuta allo stigma e alla discriminazione derivanti dalla malattia mentale.
Una risposta efficace
L’accoglienza precoce e la presa in carico dei bambini , degli adolescenti, dei loro bisogni e delle loro famiglie presso i servizi pubblici presenti nel territorio costituiscono i punti nodali di tutto il percorso sociale, sanitario e scolastico-educativo.
La risposta comincia da vicino sul territorio
Per un’efficace prevenzione e promozione della salute mentale è importante lavorare con i contesti educativi e le famiglie, quindi investire nella prevenzione primaria e nel sostegno a chi si occupa di minori: insegnanti, educatori, istruttori sportivi, animatori, educatore a domicilio, servizi sociali, terzo settore. E’ all’interno di questi contesti che occorre individuare e ridurre fattori di rischio e agire sui fattori protettivi dell’individuo e dell’ambiente. La prevenzione può aiutare a riconoscere i segnali premonitori di patologia, l’insorgenza e la progressione, mentre gli interventi precoci idonei possono limitarne la gravità.
Inoltre una maggiore sensibilizzazione sui problemi di salute mentale e un sostegno sociale generale per gli adolescenti sono fondamentali per una prevenzione e un’assistenza efficaci.
Programmi che vedono coinvolte le scuole e le famiglie, risultano essere efficaci per migliorare la salute mentale degli adolescenti, mentre i giovani con disturbi mentali gravi si possono indirizzare verso i servizi specialistici. L’offerta oggi può essere arricchita anche dalle opportunità fornite dai social network che permettono di utilizzare servizi di consulenza online e di costruire progetti che vedono gli adolescenti direttamente coinvolti. Gli stessi adolescenti vanno incoraggiati a essere protagonisti e a contribuire alla creazione di politiche sulla salute mentale.
In conclusione
In questa ottica è importante mantenere un’attenzione costante sulla salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso:
- risorse di personale adeguato e formato nell’affrontare le varie tappe del percorso, dalla prevenzione alla presa in carico, alla riabilitazione;
- organizzazione dei servizi specialistici territorio-ospedale appropriata ai bisogni attuali della popolazione;
- sensibilizzazione e coinvolgimento dei medici di famiglia e dei pediatri;
- comunicazione adeguata da parte dei media rivolta all’intera popolazione.