La recente pandemia ci ha mostrato il nostro lato più vulnerabile e ci ha lasciato con la consapevolezza che la storia è destinata a ripetersi. E, se è quasi certo che prima o poi accadrà di nuovo, la differenza è tutta contenuta nella capacità degli Stati di impostare risposte efficaci. Tra i Paesi che si stanno preparando con rigore e lungimiranza, il Giappone si distingue in modo esemplare.
Dopo le difficoltà vissute nel 2020, Tokyo ha compreso che l’improvvisazione non è più un’opzione. Da allora, ha avviato un processo di riforma profonda, che ha portato a costruire uno dei modelli più avanzati al mondo in tema di prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie.
Cuore di questa iniziativa è il Japan Pandemic Preparedness Institute (JPPI), un ente che – come specificato nel suo sito niid.go.jp – coordina attività che uniscono scienza, politica, industria e sanità pubblica. La sua missione è chiara: analizzare i rischi, condividere i dati, pianificare strategie e simulare scenari di crisi. Il principio che lo guida è quello della prevenzione attiva: non si attende l’arrivo di un’emergenza, ci si prepara in anticipo.
A questa struttura si affiancano investimenti mirati in tecnologia avanzata. Intelligenza artificiale, algoritmi predittivi e reti di sorveglianza altamente sensibili consentono di intercettare anche i primi segnali di anomalie sanitarie. È un sistema che guarda avanti, con lucidità e strumenti all’altezza delle sfide future.
Un esempio emblematico è l’iniziativa, lanciata lo scorso mese di aprile, che porta a monitorare anche le infezioni respiratorie comuni, come il raffreddore. A prima vista potrebbe sembrare un eccesso di zelo, ma si tratta in realtà di un’azione strategica: anche piccoli cambiamenti nei virus circolanti possono anticipare l’arrivo di nuove minacce. Raccogliere e analizzare questi dati consente di reagire prima e meglio.
Il Giappone ha inoltre istituito il Japan Institute for Health and Security (JIHS), incaricato di osservare in tempo reale la diffusione delle infezioni sul territorio. Se il JPPI rappresenta il centro strategico, il JIHS è la sentinella operativa. Insieme, formano un sistema integrato ed efficiente, che pochissimi Paesi possono oggi vantare.
Ma c’è un altro elemento che rafforza il modello giapponese: la fiducia. Il governo ha scelto una comunicazione sobria, trasparente e basata sulla scienza. La popolazione viene trattata con rispetto, informata senza paternalismi, coinvolta nelle scelte. Questo ha creato un clima di collaborazione e responsabilità condivisa, fattori fondamentali in tempi di crisi.
In altre nazioni, al contrario, si è assistito a un progressivo smantellamento delle strutture sanitarie di emergenza, alla riduzione dei fondi e a un clima di confusione e polemiche. In quei contesti, la preparazione è stata trascurata, e con essa anche la fiducia tra cittadini e istituzioni si è indebolita.
Un ulteriore punto di forza del modello giapponese è l’attenzione alla giustizia sociale. Il sistema sanitario è pensato per proteggere tutti, con particolare riguardo per le fasce più vulnerabili. Prevenzione e inclusione vanno di pari passo, perché una risposta efficace non può lasciare indietro nessuno.
Il Giappone ha scelto di considerare la salute pubblica una priorità nazionale permanente. Ha investito nella ricerca, nella formazione, nell’organizzazione. Quando si presenterà una nuova pandemia saranno decisive l’efficienza, la fiducia, la prontezza d’intervento. E su questi fronti, oggi, il Giappone è un passo avanti rispetto a molti.