Gabriele Cerini, Medico in formazione specialistica, Igiene e Medicina Preventiva, Università di Firenze
Franco Bergesio, Nefrologo, Presidente ISDE Firenze
Anna Maria Ciciani, Nefrologo, Segretaria ISDE Firenze
Marco Lombardi, Nefrologo, ASL Toscana Centro, socio ISDE
Leonardo Mari, ex farmacista ospedaliero ASL Toscana Centro, socio ISDE
Alessandra Petrioli: Medico Internista, AOUC
Monica Pierattelli, Pediatra, Presidente Regionale SICuPP Toscana, socio ISDE
Letizia Proserpi, Medico e divulgatrice scientifica, socio ISDE
Neri Pucci, Pediatra, Firenze. Vicepresidente ISDE Firenze
Pietro Claudio Dattolo, Direttore SOC Nefrologia e Dialisi OSMA, Firenze. Presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze
Riassunto
L’ansia da cambiamenti climatici è un fenomeno molto diffuso tra i giovani, come confermato dall’indagine AriaNova condotta nelle Scuole Superiori di Firenze e Provincia. Il 95% degli studenti intervistati mostra livelli da moderati ad alti, con effetti negativi sul benessere psicologico. Tuttavia, questa ansia può trasformarsi in impegno attivo per l’ambiente. Famiglia, scuola e politiche pubbliche possono giocare un ruolo chiave nel mediare il fenomeno.
Parole chiave
Ansia climatica; cambiamento climatico; salute mentale; studenti
Nel 2021, un’indagine pubblicata su The Lancet Planetary Health ha contribuito ad accendere i riflettori su un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani: l’ansia climatica. Secondo questo studio, che è una grande e internazionale indagine sull’ansia climatica, il 59% dei ragazzi intervistati tra i 16 e i 25 anni si dice molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico, l’84% era almeno moderatamente preoccupato e il 45% afferma che queste preoccupazioni hanno un impatto negativo sulla propria vita quotidiana.
Questa forma di disagio, definita dall’American Psychological Association nel 2017 come una “paura cronica dei cambiamenti climatici e della catastrofe ambientale”, non è ancora riconosciuta come un disturbo mentale ma è considerata una reazione comprensibile alla crisi ecologica in corso. Può manifestarsi con nervosismo, insonnia, difficoltà di concentrazione e nei casi più gravi con la cosiddetta solastalgia, termine usato nella pratica clinica e psicologica, che indica un senso di angoscia legato al deterioramento dell’ambiente circostante. Tuttavia questa ansia, se da un lato genera stress e senso di impotenza, dall’altro può spingere ad impegnarsi in prima persona per la salvaguardia dell’ambiente.
Negli ultimi dieci anni, la letteratura scientifica sull’argomento è esplosa. Una semplice ricerca su PubMed con le parole “climate anxiety” restituisce quasi 1.000 risultati nell’ultimo decennio. Tra gli strumenti sviluppati per misurarla, spicca la Hogg Climate Anxiety Scale (HCAS, 2023), che analizza l’ansia climatica sotto quattro dimensioni: sintomi emotivi, pensieri ricorrenti, comportamenti legati all’ansia ambientale e senso di responsabilità personale rispetto al cambiamento climatico.
Il progetto AriaNova
È in questo contesto che si inserisce il Progetto AriaNova nelle scuole, nato nel 2021 e promosso dalla sezione fiorentina dell’ISDE – International Society of Doctors for Environment, in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Firenze.
Il progetto ha previsto una prima fase formativa sull’inquinamento atmosferico e le sue ripercussioni sulla salute, attraverso incontri nelle classi delle scuole superiori fiorentine: l’obiettivo era stimolare una coscienza critica rispetto alle problematiche legate all’inquinamento e alla salute, sottolineando al contempo l’importanza delle scelte individuali di fronte a tali sfide. A seguire, è stata avviata un’indagine mediante la somministrazione di un questionario, volto a raccogliere l’opinione dei ragazzi sui temi del cambiamento climatico, sull’ansia ad esso correlata, e sulla percezione dell’impegno delle amministrazioni locali nella realizzazione di città più (eco)sostenibili.
Sono stati coinvolti in totale 15 istituti scolastici, di cui 6 hanno partecipato alla formazione in aula prima della compilazione del questionario. Complessivamente sono stati raccolti 768 questionari, di questi, 118 compilati da studenti che avevano partecipato alla formazione. L’età media del campione è di 17 anni (SD ±1,3).

Ansia climatica: un sentimento condiviso
I dati parlano chiaro: il 95% degli studenti ha dichiarato di provare un livello di ansia climatica da moderato (54,7%) ad alto (40,5%).

I più giovani tendono a manifestare livelli moderati, mentre tra i più grandi cresce la quota di chi riferisce un livello elevato di ansia. Un aspetto interessante riguarda la percezione del futuro: chi riferisce ansia alta è meno incline a immaginare un futuro sereno, anche se l’ansia climatica non sembra incidere sulla soddisfazione per la vita attuale. L’analisi ha rivelato anche un legame significativo tra ansia climatica e sintomi depressivi: chi riporta ansia elevata ha quasi il doppio delle probabilità di mostrare sintomi depressivi rispetto ai coetanei meno ansiosi.

L’impegno personale come risposta
Nonostante le preoccupazioni, il 75,3% degli studenti si dichiara pronto ad agire per contrastare il cambiamento climatico. Solo il 24,7% ritiene di non avere strumenti per fare la differenza. I dati suggeriscono anche che i ragazzi più ansiosi siano spesso anche quelli più motivati all’azione. La figura mostra la distribuzione delle preferenze tra coloro che dichiarano un impegno attivo.

Famiglia, scuola e percezione del futuro
Un altro elemento emerso è l’importanza della percezione economica familiare: i ragazzi che percepiscono una maggiore stabilità economica si dichiarano più soddisfatti della propria vita e più ottimisti sul futuro. Quanto agli interventi educativi, i dati mostrano un potenziale effetto protettivo: nei ragazzi che hanno partecipato alla formazione, il rischio di sviluppare ansia moderata o alta sembra ridursi del 59%, pur non raggiungendo una significatività statistica. Questo effetto, tuttavia, varia in base al livello di istruzione dei genitori: sembra essere più efficace nei figli di genitori con istruzione bassa, mentre tra i figli di genitori con istruzione alta (quando entrambi sono in possesso di un titolo di studio pari o superiore al diploma di scuola secondaria di secondo grado) si registra una lieve tendenza opposta.
Abitudini quotidiane, mobilità e sostenibilità degli Istituti
Nel quotidiano, il 54,5% degli studenti usa i mezzi pubblici per andare a scuola. Solo il 2% sceglie la bicicletta o il monopattino, in gran parte per motivi legati alla sicurezza. Il 75% considera infatti pericoloso il tragitto casa-scuola in bici e solo il 38,5% ritiene che le piste ciclabili siano adeguate. La figura riporta la distribuzione dei mezzi di trasporto indicati dai ragazzi. Alla domanda sull’impegno delle amministrazioni locali per la sostenibilità, il 30% si dichiara soddisfatto per le misure sulla mobilità, ma solo il 20% per quelle sul cambiamento climatico.

Gli studenti sono stati poi coinvolti in un percorso partecipativo per immaginare soluzioni concrete da proporre sia all’amministrazione locale, per favorire una mobilità più sostenibile, che agli istituti scolastici, per rendere gli ambienti più salubri, nel rispetto dell’ambiente. Oltre il 60% dei ragazzi coinvolti nell’indagine ha indicato come prioritaria un’azione più incisiva da parte delle amministrazioni pubbliche per migliorare il trasporto pubblico locale. Le richieste si concentrano sull’aumento della frequenza delle corse e sull’estensione degli orari, ma emerge con forza anche la proposta di rendere gratuiti i mezzi pubblici per gli under 18, favorendo così una mobilità più accessibile ed equa. Questa posizione è coerente con le abitudini dichiarate dagli stessi giovani: più della metà afferma infatti di utilizzare i mezzi pubblici per spostarsi da casa a scuola. Pur consapevoli che tali interventi non siano a costo zero, gli intervistati suggeriscono soluzioni sostenibili come l’adozione di mezzi più piccoli e ibridi per contenere la spesa. Inoltre, circa il 20% dei partecipanti sottolinea l’importanza di aumentare le aree verdi urbane per contrastare le isole di calore, contribuendo così a migliorare la qualità ambientale complessiva della città.
Per quanto riguarda le scuole, le proposte degli studenti si concentrano soprattutto sul miglioramento del microclima e sull’efficienza energetica degli edifici. Circa il 40% ha evidenziato la necessità di ambienti più confortevoli e adeguati, puntando su interventi che evitino sprechi energetici e rendano più efficaci i sistemi di riscaldamento e raffrescamento. Il tema della gestione dei rifiuti è stato sollevato da circa il 18% dei ragazzi che propone di introdurre la raccolta differenziata direttamente nelle singole aule: un modo concreto per agire in modo capillare, aumentando l’efficacia del sistema proprio là dove i rifiuti vengono prodotti. Infine, il 24% ha suggerito l’installazione di fontanelli per promuovere un uso dell’acqua più ecologico ed economico, riducendo il ricorso alle bottigliette di plastica e incentivando pratiche più sostenibili. La figura riporta le proposte emerse e votate.

Conclusioni
Un’ansia che unisce? I giovani e la sfida del clima
Nel nostro campione quasi tutti i giovani intervistati hanno dichiarato di provare un livello di ansia climatica moderato (54,7%) o elevato (40,5%). Un dato che non sorprende ed è perfettamente in linea con quanto emerge da recenti studi internazionali, come quello pubblicato su The Lancet Planetary Health, che raccontano di una generazione profondamente preoccupata per le sorti del pianeta. Gli autori dell’all’articolo del Lancet sostengono inoltre che, dal momento che gli eventi meteorologici gravi legati ai cambiamenti climatici persistono, si intensificano e accelerano, in assenza di fattori attenuanti, gli impatti sulla salute mentale seguiranno lo stesso schema. Nel 2024, l’Italia ha registrato 351 eventi meteorologici estremi, segnando un aumento del 485% rispetto al 2015, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Questo incremento evidenzia l’intensificarsi della crisi climatica nel Paese. Parallelamente, secondo i dati ISTAT (2024) in Italia il 70,3% dei giovani tra i 14 e i 19 anni si dice preoccupato per i cambiamenti climatici. I giovani, sembrano dunque condividere una visione del futuro incerta, minacciata dai cambiamenti climatici in atto. Una preoccupazione trasversale che va oltre i confini geografici e culturali e che chiede risposte urgenti. Ma se da un lato l’ansia climatica può pesare sulla salute mentale – aumentando stress, senso di impotenza o sintomi depressivi – dall’altro può anche rappresentare un potente motore di cambiamento. Spinta da queste emozioni una parte sempre più attiva di giovani sceglie di impegnarsi, di mobilitarsi, di trasformare l’angoscia in azione. Non è un caso che molti dei movimenti ambientalisti più influenti degli ultimi anni siano nati proprio dalla voce delle nuove generazioni. Accanto a questi fattori emotivi e psicologici, il contesto familiare gioca un ruolo importante. I ragazzi che percepiscono stabilità economica nella propria famiglia tendono ad avere una visione più serena della vita e del futuro. Al contrario, l’incertezza economica può amplificare l’ansia climatica, rendendo più difficile affrontarla.
In sintesi, l’indagine restituisce un quadro chiaro: i giovani mostrano una crescente consapevolezza rispetto alle problematiche ambientali, ma anche un senso diffuso di ansia e preoccupazione per il futuro. Questo scenario, aggravato dall’aumento degli eventi climatici estremi e dalle ricadute dell’inquinamento sulla salute, richiede risposte urgenti e multidimensionali. È fondamentale continuare a investire in percorsi educativi sulla sostenibilità ambientale che coinvolgano in modo attivo non solo le scuole ma anche le famiglie, per costruire una cultura condivisa del cambiamento. Parallelamente è sempre più necessario offrire un supporto psicologico che aiuti i giovani ad affrontare l’eco-ansia e a trasformare l’angoscia in consapevolezza e capacità di azione. La costruzione di un futuro più sano e sostenibile passa anche da scelte urbanistiche coraggiose: investire in infrastrutture ciclabili sicure e promuovere forme di mobilità sostenibile significa incidere concretamente sulla qualità della vita e dell’ambiente. Ma soprattutto, è cruciale che le istituzioni ascoltino e coinvolgano le nuove generazioni nei processi decisionali: solo attraverso la partecipazione attiva e reale dei giovani sarà possibile affrontare la crisi climatica con uno sguardo collettivo, responsabile e orientato al futuro.