Il 4 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro il cancro. In Italia nel 2023 le nuove diagnosi sono cresciute rispetto a tre anni fa, oltre 18mila diagnosi in più. Il tumore alla mammella è quello più diagnosticato tra le donne, tra gli uomini è il carcinoma alla prostata. Abbiamo rivolto alcune domande a Luisa Fioretto, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda USL Toscana Centro, Presidente Nazionale del Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo).
Quale l’andamento delle patologie tumorali e quali le principali patologie in Toscana?
Secondo il censimento “I numeri del cancro in Italia 2023” le nuove diagnosi stimate nel 2023 sono 395 mila rispetto alle 376.600 nel 2020, con un incremento di ben 18.400 diagnosi. In Toscana, il tumore alla mammella è il più diagnosticato nelle donne (il 29% di tutti i tumori tra le donne), con sopravvivenza a cinque anni del 90 per cento, tra le più alte in Italia. Seguono il tumore del colon-retto (11,5%) e del polmone (7,5%). Tra gli uomini la patologia più frequente è il carcinoma alla prostata (17,5%), seguito dal cancro al polmone (14,8%) e colon-retto (11,3%), la cui sopravvivenza a cinque anni è del 62%. Si stima che ci siano oltre 200mila persone nella nostra regione che hanno affrontato una diagnosi oncologica, un insieme eterogeneo di soggetti con bisogni sanitari diversi: alcuni stanno effettuando approfondimenti diagnostici, altri terapie specifiche, altri ancora esami di follow-up, mentre una piccola parte di pazienti si trova in una fase terminale della malattia. A livello nazionale negli ultimi 13 anni, si contano 268mila decessi in meno rispetto a quelli attesi, grazie al miglioramento delle pratiche diagnostico-terapeutiche, ai risultati della ricerca clinica che ha consentito l’uso di terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia.
Come procedono gli screening?
Un dato, invece, preoccupante, osservato negli ultimi anni, è il calo degli screening. Nel 2022 si registra a livello nazionale un calo del 3% della copertura degli screening mammografico e colorettale, che nel 2021 erano tornati ai livelli pre-pandemici. Ed è drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e quella allo screening colorettale è in discesa dal 45% al 38%. La pandemia ha causato inizialmente la sospensione degli esami di screening, di primo livello, nella maggior parte delle Regioni, con l’interruzione delle chiamate attive, e garantendo gli approfondimenti quando non procrastinabili. Pertanto, benché le regioni nei mesi successivi abbiano cercato di recuperare, molti degli utenti che avevano diritto all’invito nella maggior parte delle regioni, in particolare del Nord e del Centro, sono stati posticipati.
Alla luce del progressivo e atteso aumento delle nuove diagnosi, quanto è importante agire sulle cattive abitudini come fumo, alcol, sedentarietà, peso eccessivo?
E’ sicuramente necessario agire sui fattori di rischio noti (fumo, alcol, sedentarietà, obesità) promuovendo stili di vita corretti partendo dai più giovani e con campagne di sensibilizzazione che partano dalle scuole. Il 24% degli adulti fuma (abitudine più frequente fra gli uomini, fra i più giovani, nel Centro-Sud, fortemente diffusa fra le persone con difficoltà economiche o meno istruite), il 29% è sedentario (si tratta più frequentemente di donne, aumenta con l’età ed è più diffusa nelle regioni del Sud), il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% consuma alcol a livelli rischiosi per la salute, per quantità o modalità di assunzione (diversamente dagli altri fattori di rischio, il consumo di alcol è più frequente fra le classi sociali più abbienti, senza difficoltà economiche o con livelli di istruzione elevati). A fronte del progressivo incremento annuale delle nuove diagnosi, risulta strategico agire tempestivamente su questi fattori di rischio che, modificati, sono in grado di determinare un impatto certo sulla salute.