Intervista al Dr Lorenzo Masieri, Professore Ordinario di Urologia, Direttore centro interaziendale di Urologia Careggi-Meyer, Responsabile Urologia Meyer
Quanto è cresciuto negli anni l’uso della robotica applicato alla Medicina?
In 24 anni la chirurgia robotica è diventata parte integrante, quasi essenziale dell’attività chirurgica, specialmente in ambito urologico, settore che conta ad oggi più del 65% degli interventi di chirurgia robotica. Fanno seguito la chirurgia generale, la ginecologia, la chirurgia toracica e l’otorinolaringoiatria. Solo in toscana si contano 12 robot, presso l’ospedale Careggi vengono effettuati oltre 1500 interventi l’anno. Si pensi che per il primo sistema di chirurgia robotica davvero utilizzabile in sala operatoria si è dovuto attendere il 1999, quando la Intuitive Surgical Inc., fondata in California nel ’95, introdusse sul mercato il primo e unico sistema chirurgico robotizzato, denominato da Vinci, in onore dello scienziato italiano che nel 1400 immaginò una macchina automatica azionata da carrucole e fili. Nell’anno seguente il sistema per la chirurgia robotica Robot da Vinci diventò il primo sistema approvato per la chirurgia generale dalla Food and Drug Administration.Subito dopo ne venne approvato l’utilizzo in chirurgia toracica, cardiaca, vascolare, urologica, ginecologica e otorinolaringoiatrica.
Ampio lo spazio della robotica nella chirurgia urologica, in primis nella patologia oncologica
In particolare il suo utilizzo nel trattamento chirurgico del tumore della prostata, che ricopre il 71% degli interventi con robot. Circa il 24% del suo impiego è riservato alla chirurgia renale, sia oncologica che ricostruttiva; la percentuale rimanente trova spazio nella chirurgia oncologica della vescica, nello specifico nell’intervento di cistectomia.
Quali le prospettive future?
Saranno quelle di rendere il robot uno strumento disponibile anche in centri ospedalieri periferici, così da implementare l’accessibilità dei pazienti a questo tipo di interventi sul territorio periferico, e di aumentarne l’offerta e ridurne i tempi di attesa. L’altra prospettiva sarà quella di estendere l’applicazione della chirurgia robotica in ambito pediatrico: sia per la casistica limitata che rende insostenibili i costi, sia per la difficoltà di adattare su un paziente pediatrico uno strumento realizzato per un adulto.
Un utilizzo che mai potrà sostituire l’esperienza e l’empatia del medico, giusto?
E’ un mezzo che ne agevola il lavoro. Il Da Vinci implementa la precisione della chirurgia, minimizzando il tremore fisiologico della mano, facilitando la possibilità di escursione degli strumenti e garantendo una libertà di movimento su 7 assi e una rotazione di quasi 360°. Consente una visione 3D con ingrandimento fino a 10 volte, assicurando una chiarezza e precisione dei dettagli nettamente superiore alla tecnica laparoscopica. L’esperienza del chirurgo rimane elemento imprescindibile di questa chirurgia, così come l’empatia con il paziente.