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8 Luglio 2025

Firenze culla della longevità: la speranza di vita più alta d’Italia dopo Milano

L’ultima ricerca di Istat evidenzia un’aspettativa di 84,6 anni, sopra alla media nazionale. Servizi sanitari, qualità dell’aria e del cibo i fattori vincenti.

Firenze non è più soltanto una capitale mondiale dell’arte, ma anche una città dove si vive a lungo. È quanto emerge dall’ultima classifica dell’Istat sulla speranza di vita in Italia, pubblicata a maggio 2025, che conferma come il capoluogo toscano sia tra le prime città italiane per longevità della popolazione, secondo solo a una provincia che lo precede di pochissimo. I numeri parlano chiaro: la speranza di vita a Firenze si attesta a 84,6 anni, un dato che supera la media nazionale e colloca il territorio fiorentino ai vertici della qualità della vita.

A stupire non è solo il primato in sé, ma anche la capacità di mantenere un livello così elevato nonostante i cambiamenti sociali e le sfide di una grande città che, pur essendo meta di milioni di turisti ogni anno, riesce a garantire servizi sanitari di alto livello, una buona rete di assistenza per gli anziani e stili di vita che premiano la salute.

Secondo l’analisi dell’Istat, la Toscana nel suo complesso conferma il trend positivo, con molte province sopra la media nazionale, ma Firenze spicca ancora una volta come simbolo di un equilibrio virtuoso tra tradizione, modernità e benessere. Il capoluogo ha una densità abitativa che non soffoca, un tessuto urbano ancora a misura d’uomo e un contesto culturale che favorisce una vita attiva anche in età avanzata. A pesare positivamente è anche la qualità dell’aria, che – pur con le difficoltà di una città turistica – resta migliore rispetto ad altre grandi metropoli.

Un altro fattore che incide è l’alimentazione: l’area metropolitana fiorentina è da sempre legata a una cultura del cibo di qualità, connesso con il territorio, con una tradizione gastronomica che, pur evolvendosi, mantiene forte il legame con la dieta mediterranea. Anche il contesto sanitario gioca un ruolo chiave: l’alta concentrazione di strutture di eccellenza, università e centri di ricerca contribuisce ad alzare gli standard di cura e prevenzione.

La fotografia dell’Istat mostra però un’Italia spaccata: se al Nord e in Toscana si raggiungono livelli da primato europeo, in altre aree del Paese la speranza di vita resta più bassa, con differenze che arrivano a sfiorare i sei anni tra le province più virtuose e quelle in difficoltà. È un dato che torna ad accendere i riflettori sulla disuguaglianza territoriale nell’accesso a cure di qualità, infrastrutture sanitarie e servizi di prossimità, un tema su cui anche la Toscana dovrà continuare a lavorare per non lasciare indietro le zone più fragili.

I numeri di Firenze confermano, però, che investire in prevenzione, reti di assistenza e qualità urbana è una strada che paga. Non è un caso che gli esperti sottolineino come il tessuto associativo della città, la ricchezza di spazi culturali, biblioteche, musei e aree verdi contribuiscano a mantenere la popolazione più attiva, favorendo uno stile di vita dinamico e relazioni sociali solide: ingredienti preziosi per invecchiare bene.

Un altro aspetto interessante è il confronto con il passato recente. Dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia, che aveva inciso in modo significativo sulla speranza di vita in tutta Italia, Firenze è tornata ai livelli pre-Covid, recuperando pienamente il gap con le aree europee più longeve. Un segnale di resilienza e di capacità del territorio di reagire con politiche di sanità pubblica efficaci.

Guardando in avanti, la vera sfida sarà garantire che questi dati positivi non restino solo numeri da record, ma si traducano in qualità della vita concreta per ogni fascia di popolazione. Con un indice di invecchiamento in costante crescita, Firenze sarà chiamata a continuare a investire in servizi per la terza età, abitazioni adeguate, mobilità accessibile e spazi urbani inclusivi.

Per ora, la fotografia che arriva dall’Istat è quella di una città che – pur con tutte le sue complessità – resta un luogo dove la longevità non è un miraggio, ma una conquista quotidiana fatta di cultura, cura, cibo sano e comunità.

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Firenze culla della longevità: la speranza di vita più alta d’Italia dopo Milano

8 Luglio 2025

L’ultima ricerca di Istat evidenzia un’aspettativa di 84,6 anni, sopra alla media nazionale. Servizi sanitari, qualità dell’aria e del cibo i fattori vincenti.

Firenze non è più soltanto una capitale mondiale dell’arte, ma anche una città dove si vive a lungo. È quanto emerge dall’ultima classifica dell’Istat sulla speranza di vita in Italia, pubblicata a maggio 2025, che conferma come il capoluogo toscano sia tra le prime città italiane per longevità della popolazione, secondo solo a una provincia che lo precede di pochissimo. I numeri parlano chiaro: la speranza di vita a Firenze si attesta a 84,6 anni, un dato che supera la media nazionale e colloca il territorio fiorentino ai vertici della qualità della vita.

A stupire non è solo il primato in sé, ma anche la capacità di mantenere un livello così elevato nonostante i cambiamenti sociali e le sfide di una grande città che, pur essendo meta di milioni di turisti ogni anno, riesce a garantire servizi sanitari di alto livello, una buona rete di assistenza per gli anziani e stili di vita che premiano la salute.

Secondo l’analisi dell’Istat, la Toscana nel suo complesso conferma il trend positivo, con molte province sopra la media nazionale, ma Firenze spicca ancora una volta come simbolo di un equilibrio virtuoso tra tradizione, modernità e benessere. Il capoluogo ha una densità abitativa che non soffoca, un tessuto urbano ancora a misura d’uomo e un contesto culturale che favorisce una vita attiva anche in età avanzata. A pesare positivamente è anche la qualità dell’aria, che – pur con le difficoltà di una città turistica – resta migliore rispetto ad altre grandi metropoli.

Un altro fattore che incide è l’alimentazione: l’area metropolitana fiorentina è da sempre legata a una cultura del cibo di qualità, connesso con il territorio, con una tradizione gastronomica che, pur evolvendosi, mantiene forte il legame con la dieta mediterranea. Anche il contesto sanitario gioca un ruolo chiave: l’alta concentrazione di strutture di eccellenza, università e centri di ricerca contribuisce ad alzare gli standard di cura e prevenzione.

La fotografia dell’Istat mostra però un’Italia spaccata: se al Nord e in Toscana si raggiungono livelli da primato europeo, in altre aree del Paese la speranza di vita resta più bassa, con differenze che arrivano a sfiorare i sei anni tra le province più virtuose e quelle in difficoltà. È un dato che torna ad accendere i riflettori sulla disuguaglianza territoriale nell’accesso a cure di qualità, infrastrutture sanitarie e servizi di prossimità, un tema su cui anche la Toscana dovrà continuare a lavorare per non lasciare indietro le zone più fragili.

I numeri di Firenze confermano, però, che investire in prevenzione, reti di assistenza e qualità urbana è una strada che paga. Non è un caso che gli esperti sottolineino come il tessuto associativo della città, la ricchezza di spazi culturali, biblioteche, musei e aree verdi contribuiscano a mantenere la popolazione più attiva, favorendo uno stile di vita dinamico e relazioni sociali solide: ingredienti preziosi per invecchiare bene.

Un altro aspetto interessante è il confronto con il passato recente. Dopo gli anni difficili segnati dalla pandemia, che aveva inciso in modo significativo sulla speranza di vita in tutta Italia, Firenze è tornata ai livelli pre-Covid, recuperando pienamente il gap con le aree europee più longeve. Un segnale di resilienza e di capacità del territorio di reagire con politiche di sanità pubblica efficaci.

Guardando in avanti, la vera sfida sarà garantire che questi dati positivi non restino solo numeri da record, ma si traducano in qualità della vita concreta per ogni fascia di popolazione. Con un indice di invecchiamento in costante crescita, Firenze sarà chiamata a continuare a investire in servizi per la terza età, abitazioni adeguate, mobilità accessibile e spazi urbani inclusivi.

Per ora, la fotografia che arriva dall’Istat è quella di una città che – pur con tutte le sue complessità – resta un luogo dove la longevità non è un miraggio, ma una conquista quotidiana fatta di cultura, cura, cibo sano e comunità.

Di Redazione Toscana Medica

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