Pietro Dattolo, presidente Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Firenze
Un’altra terribile notizia arriva da Gaza, lasciando sgomenti tutti noi. Nove dei dieci figli della dottoressa Alaa al-Najjar sono stati uccisi in un bombardamento dell’esercito israeliano mentre lei era a lavoro in ospedale. Il marito, anche lui medico, è rimasto gravemente ferito. Solo uno dei loro bambini è sopravvissuto.
È una tragedia che colpisce tutti noi, come donne e uomini, come medici e come cittadini. I figli della dottoressa al-Najjar sono anche i nostri figli: non è solo la storia straziante di una famiglia, è il simbolo di un’intera popolazione che sta pagando un prezzo insopportabile.
Come ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, “è come se avessero ucciso i nostri bambini”. Parole che condividiamo profondamente. Non possiamo accettare che un medico, impegnato a curare feriti in condizioni estreme, venga colpito in ciò che ha di più caro.
A Gaza alle bombe si somma la fame. Alla mancanza di cibo si aggiunge l’assenza di farmaci, di acqua, di elettricità. In queste condizioni, migliaia di persone lottano ogni giorno per sopravvivere.
È un dramma umanitario che va oltre ogni limite. E la comunità internazionale non può più voltarsi dall’altra parte. Servono garanzie perché il personale sanitario possa lavorare in sicurezza, nel rispetto delle convenzioni internazionali.
Come Ordine dei Medici di Firenze, esprimiamo la nostra vicinanza alla collega colpita da un dolore che nessuno dovrebbe mai vivere. E ci uniamo all’appello del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, perché si abbia finalmente pietà per un popolo martoriato da troppo tempo.
Il nostro compito, come medici, è proteggere la vita. Ma quando la vita viene sistematicamente calpestata, abbiamo il dovere di alzare la voce e farci sentire.