Oltre la pianificazione triennale: un pensiero necessario
Andrea Vannucci, docente di Programmazione, Organizzazione e Gestione delle aziende sanitarie, DISM UNISI
Viviamo in un tempo in cui la rapidità dei cambiamenti – sociali, politici, demografici e tecnologici – sembra superare la capacità degli strumenti tradizionali di governo di restare al passo. In questo contesto, la pianificazione triennale, come quella espressa nei Piani Sanitari e Sociali Integrati Regionali, rischia di diventare uno strumento non più adatto a interpretare e accompagnare la complessità reale dei sistemi socio-sanitari.
Questo non significa che dobbiamo rinunciare a pianificare. Tutt’altro: significa, piuttosto, che dobbiamo ripensare il senso della pianificazione stessa, i suoi tempi, i suoi linguaggi, la sua relazione con la realtà e con i cittadini. Non possiamo più permetterci piani troppo rigidi o troppo ambiziosi, destinati a essere superati dagli eventi ancor prima di entrare a regime.
Ciò che serve è una pianificazione dinamica, adattiva, capace di affrontare in modo tempestivo le crisi e le opportunità. Una pianificazione che riconosca la necessità di feedback continui, sperimentazioni, correzioni di rotta. Che non si limiti a tracciare il “cosa fare” ma metta al centro il “come farlo” e “con chi”.
Questa lettura critica del Piano Sanitario e Sociale Integrato 2024–2026 della Regione Toscana nasce proprio da qui: dal desiderio di riconoscere ciò che nel Piano c’è di valido, lungimirante e coraggioso, ma anche di evidenziare ciò che oggi – nel mondo reale – chiede di essere ripensato, reso più agile, più vicino, più efficace.
Il Piano in sintesi
Il nuovo Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale (PSSIR) 2024–2026 della Toscana è un documento di ampio respiro che prova a dare una risposta sistemica alle sfide sempre più complesse che coinvolgono la salute delle persone, la coesione sociale e la sostenibilità ambientale. Il Piano si basa su un approccio integrato, ispirato alla strategia internazionale One Health, secondo cui la salute umana è strettamente connessa a quella degli animali e dell’ambiente.
L’idea di fondo è che non si possa più parlare di sanità senza parlare anche di ambiente, di condizioni di vita, di disuguaglianze sociali, di accesso equo ai servizi. La salute diventa così una questione collettiva, trasversale che va messa al centro di tutte le politiche pubbliche: non solo quelle sanitarie, ma anche quelle su trasporti, scuola, urbanistica, lavoro.
Il modello toscano tra ambizione e realtà
Il Piano è articolato in tre grandi parti:
1. Una prima parte strategica in cui si disegnano i riferimenti normativi e culturali del modello toscano.
2. Una seconda parte più operativa che declina gli obiettivi generali in azioni specifiche.
3. Una terza parte valutativa che si occupa di monitoraggio, sostenibilità finanziaria e partecipazione.
Il cuore del Piano è rappresentato dai sette obiettivi strategici che delineano il modello toscano per una sanità pubblica, universale e integrata:
1. Promuovere la salute in tutte le politiche;
2. Rafforzare l’assistenza territoriale;
3. Integrare servizi sociali e sociosanitari;
4. Creare circolarità tra territorio, ospedale e reti cliniche;
5. Migliorare l’appropriatezza delle cure;
6. Accelerare la transizione digitale;
7. Sostenere la transizione ecologica.
A questi si affiancano azioni trasversali che riguardano formazione, ricerca, partecipazione, cooperazione internazionale ed efficienza energetica.
La parte operativa: molte azioni, ma con quale priorità?
Il Piano entra nel dettaglio degli obiettivi specifici per target e servizi. C’è grande attenzione all’infanzia, agli anziani, alla disabilità, alla salute mentale, alle persone senza dimora. Molte azioni puntano a rafforzare la presa in carico personalizzata e integrata ma manca una chiara priorità tra le tante azioni proposte, rischiando di diluire l’efficacia dell’intero Piano.
Il ruolo dei Centri regionali
La Regione ha attivato numerosi centri di competenza che coprono aspetti fondamentali come governo clinico, medicina di genere, trapianti, rischio clinico e medicina integrata. Tuttavia, l’efficacia di questi centri non è sempre documentata da risultati concreti e manca una reale integrazione tra essi.
Monitoraggio, sostenibilità e partecipazione
Il Piano affronta in modo realistico la questione finanziaria, riconoscendo i limiti del finanziamento statale e proponendo misure regionali straordinarie, come l’aumento dell’IRPEF. Sul piano del monitoraggio e della partecipazione si dichiara l’intenzione di attivare strumenti stabili, ma mancano dettagli tecnici su come funzioneranno questi meccanismi nella pratica.
Conclusione: un piano coraggioso, ma serve concretezza
ll Piano 2024–2026 è coraggioso, coerente e ispirato da una visione ampia e moderna della salute. Ma la sua efficacia dipenderà dalla capacità di trasformare questa visione in pratiche quotidiane, sostenibili e valutabili. La sfida che si pone alla Toscana è quella di non rinunciare alla qualità e all’equità, pur in un contesto di risorse limitate. Solo con alleanze solide tra istituzioni, professionisti e cittadini si potrà garantire davvero il diritto alla salute come patrimonio di tutti. Serve molta capacità per stare in sistemi complessi come quello della salute che richiedono efficienti meccanismi di “governance”. Un passaggio non scontato quando si viene da una tradizione ed una cultura di “governo” o supposto tale.
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