Ugo Ricci, dirigente biologo, AOU Careggi SODc Diagnostica Genetica, Equipe Genetica Forense
Abstract: si completa il percorso che ha dato vita al Centro di riferimento per la genetica forense nell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, in grado di collaborare con la Magistratura e la polizia giudiziaria per l’analisi di reperti e produzione di profili genetici per la Banca Dati Nazionale del DNA, attiva presso il Ministero dell’Interno. Un modello virtuoso che indica possibili sviluppi per la qualità della Sanità toscana.
Parole chiave: genetica forense, Banca Dati DNA, ISO/IEC 17025, ISO/IEC 15189
La Giunta della Regione Toscana ha individuato con la Delibera n.1053 del 11-09-2023 l’equipe di Genetica Forense della SODc Diagnostica Genetica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi quale riferimento in materia per le Procure della Repubblica del Distretto della Corte di Appello di Firenze. Costituisce allegato della stessa delibera l’approvazione del Protocollo di intesa tra l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi, la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Firenze e le Procure della Repubblica di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, e la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze.
Con questo atto si consolida il percorso iniziato nel 2009 con il Progetto Genetica Forense con il quale fu deliberato dalla stessa Regione l’individuazione della Diagnostica Genetica quale centro di riferimento per le analisi del DNA in ambito forense, rispondendo sul territorio a quelle che erano, già allora, le pressanti richieste della polizia giudiziaria e della Magistratura grazie alle potenzialità identificative del DNA [1].
L’idea di costituire questo polo nacque all’indomani della pubblicazione della legge n. 85 del 30-06-2009 con la quale l’Italia aderì, fanalino di coda europeo, al trattato di Prüm sulla cooperazione transfrontaliera, contenente la legge sulla Banca Dati, divenuta poi operativa solo sette anni più tardi con la pubblicazione del DPR n. 87 del 07-04-2016 che regolamenta le modalità operative di gestione della Banca Dati e del Laboratorio Centrale.
Il regolamento d’attuazione stabilisce che la Banca Dati venga alimentata da un lato con i profili genetici di autori di reati di una certa gravità (semplificando, dal furto aggravato in avanti), siano essi detenuti o indagati; per questa finalità opera il Laboratorio Centrale con sede a Roma e gestito dalla polizia penitenziaria. Dall’altro con i profili delle tracce provenienti dai sopralluoghi di polizia giudiziaria, generati in massima parte dai laboratori dei Carabinieri e della Polizia Scientifica, ma anche dai laboratori di elevata specializzazione che abbiano una prova accreditata secondo la norma ISO/IEC 17025. Tra quest’ultimi troviamo l’Equipe di Genetica Forense dell’AOU Careggi in grado di erogare, attraverso la convenzione una serie di servizi:
- identificazione di natura e di specie di reperti biologici;
- determinazione del profilo genetico di soggetti indagati;
- determinazione del profilo genetico di reperti e cadaveri sconosciuti fornendo i relativi rapporti di trasmissione;
- consulenze, programmate o a chiamata, rese dai propri dirigenti abilitati alla prova;
- attività formativa per Magistrati e organi di polizia giudiziaria.
Il Progetto Genetica Forense prese avvio nel 2009, con un piccolo finanziamento per due borse di studio e il trasferimento di chi scrive dall’AOU Meyer all’AOU Careggi, Diagnostica Genetica, struttura organizzativa dipartimentale complessa che eroga quotidianamente decine di analisi sia in ambito prenatale che postnatale e costituisce, con la propria dotazione organica e strutturale, una solida realtà nel panorama regionale e nazionale. Dopo quasi tre lustri si ha oggi la conferma che l’idea iniziale era corretta.
Grazie al progetto e al virtuoso utilizzo delle risorse disponibili si è potuto supportare negli anni le investigazioni delle forze dell’ordine prima di tutto per scagionare persone ingiustamente indagate e poi per individuare autori di reato. L’attività ordinaria si rivolge specialmente alla risoluzione di quei reati di più lieve entità, quei reati minori, furti, piccole rapine, danneggiamenti che non possono essere affrontati dai settori scientifici delle forze dell’ordine con tempi ragionevoli.
La numerosità di questi eventi è sconcertante, in particolare in Toscana.
Già i precedenti dati ISTAT e quelli più recenti sulla qualità della vita pubblicati dal Il Sole 24 Ore vedono infatti tre province toscane tra le prime dieci per denunce di rapine e furti, con Firenze al settimo posto con 4700 denunce ogni 100.000 abitanti, seguita da Prato e Livorno con numeri di poco più bassi [2]. La Toscana detiene così il non invidiabile primato di regione con il più alto numero di denunce per furti e rapine (vedi Fig. 1).
Molto spesso si tratta di reati dove la serialità gioca un fattore prevalente e dunque riuscire a identificare tempestivamente gli autori consente di interrompere la catena di delitti.
Principalmente in questo contesto svolge una funzione fondamentale l’equipe di genetica forense che nel corso degli anni, ha fornito un assiduo, costante e qualificato supporto tecnico scientifico alle Procure della Repubblica presenti sul territorio regionale e alle Forze di Polizia [3]. Il rapporto fiduciario instaurato negli anni ha coinvolto poi i professionisti del settore in numerosi episodi di cronaca nera, tra i più recenti l’omicidio della dott.ssa Barbara Capovani a Pisa e il supporto alla ricerca della piccola Kataleya, la bambina peruviana scomparsa dall’hotel Astor a Firenze.
L’utilità del servizio, tuttavia, va ben oltre.
In diverse occasioni siamo stati chiamati a identificare persone sconosciute determinando da povere spoglie mortali i profili genetici da inserire nelle schede post-mortem dell’Interpol e implementando contestualmente quella parte della Banca dati dedicata appunto all’identificazione delle persone scomparse [4], attività la cui importanza è stata ricordata dalla circolare n. 7608 del 22/11/2017 del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse.
Un altro apporto fondamentale è la gestione del materiale acquisito dalle persone che accedono al percorso del “Codice Rosa”, prevalentemente tamponi e indumenti, conservati e sottoposti ad accertamenti su richiesta della Procura, per l’identificazione degli autori. Anche in questo caso i dati sugli episodi di violenza in Toscana si collocano tra i più elevati nel nostro Paese (vedi fig.1).
L’Equipe è in grado di erogare accertamenti anche per ricongiunzioni familiari, test di familiarità, richieste dalla Magistratura e da privati, in quest’ultimo caso quando siano garantite le condizioni previste dai codici, specialmente nel caso sia coinvolto un minore.
La delibera della Regione, a mio parere, ha poi un significato più profondo.
Per la prima volta le attività di genetica forense divengono parte del Sistema Sanitario Regionale che le riconosce come prestazioni erogabili, eliminando d’un colpo qualsiasi incertezza in contesti solo apparentemente diversi, quello della Sanità e quello della Sicurezza. La Regione si fa carico dell’impegno a garantire attraverso i propri Istituti, in questo caso un’Azienda Ospedaliero Universitaria, un supporto concreto in termini di sicurezza al cittadino, rendendo disponibili parte delle proprie risorse con un supporto alle investigazioni, attività che resta naturalmente prerogativa delle forze dell’ordine.
Certamente un modello che potrebbe essere introdotto in altre Regioni. L’accorto utilizzo delle risorse pubbliche in termini di attrezzature e di personale dimostra come sia possibile infatti raggiungere risultati di eccellenza diminuendo gli sprechi e ottimizzando le risorse in termini di dotazioni e di personale, attraverso una razionale programmazione delle attività.
Ma c’è di più.
Il lungo percorso dell’accreditamento secondo la norma ISO/IEC 17025 con la convenzione con Accredia, ente unico di accreditamento italiano [5] iniziato nel 2012 e giunto ora al quarto rinnovo ha insegnato modalità di lavoro più razionali e tracciabili. Da non confondersi con l’Accreditamento Regionale, è una scelta volontaria che migliora nella sostanza i comportamenti degli operatori e aiuta nel diminuire gli errori. La norma ISO/IEC 17025 è paragonabile a quella per i laboratori medici, la ISO/IEC 15189, la cui applicazione rappresenta una svolta autentica in termini di qualità e già adottata in alcune realtà della sanità pubblica e privata, prevalentemente nel nord Italia.
Forse la forza del saper fare, potrebbe indicare un cammino per adeguare la Sanità Toscana all’accreditamento ISO/IEC 15189, per offrire nella sostanza alla cittadinanza una migliore qualità delle cure.