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4 Giugno 2025

Medici a gettone, Vannucci (Università di Siena): “Soluzione temporanea costosa e non sostenibile”

Il docente di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie – DSIM Università di Siena interviene su uno dei temi più dibattuti: “Così è a rischio la qualità delle cure, serve sbloccare le assunzioni”

Il loro impiego cresce costantemente in Italia, di pari passo con la discussione intorno ai costi crescenti che comportano per il Sistema Sanitario Nazionale, e con le perplessità sulla qualità delle cure prestate. I “medici a gettone” rappresentano oggi la principale risposta all’emergenza cronica in cui versano le Aziende Sanitarie, ma una soluzione tampone, adesso, rischia di trasformarsi nella normalità. Un quadro che viene fotografato nel dettaglio da Andrea Vannucci, Docente di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie – DSIM Università di Siena.

Vannucci, sembra che con i medici a gettone si consumi un paradosso: vengono chiamati per non assumere, ma poi i costi per il SSN sono ingenti.

Il paradosso è reale. L’uso dei cosiddetti “gettonisti” nasce dall’impossibilità, per le aziende sanitarie, di procedere ad assunzioni stabili a causa di un blocco imposto da oltre un decennio per motivi di contenimento del debito pubblico. Questo ha generato una dipendenza da soluzioni temporanee che, nel medio-lungo periodo, si sono rivelate più costose e meno sostenibili, sia sul piano economico che organizzativo.

C’è anche un tema di qualità dei servizi offerti?

Sì, la qualità rischia di risentirne. Il lavoro clinico non è mai solo prestazione tecnica: è parte di un processo condiviso tra professionisti. Quando un’équipe non è stabile, non si creano le condizioni per una comunicazione efficace e una reale collaborazione interdisciplinare. Senza tempo, fiducia e conoscenza reciproca, anche la qualità della cura può frammentarsi e deteriorarsi.

Un’altra questione riguarda il rapporto di fiducia che si instaura con i pazienti: quanto pesa, in questa dinamica?

Pesa moltissimo. I pazienti, soprattutto nei contesti critici come i pronto soccorso, hanno bisogno di sentirsi affidati a un sistema solido, con volti riconoscibili e professionisti che si fanno carico del percorso. Il turn over continuo e la precarietà del personale minano questo legame fiduciario, con effetti negativi sulla compliance e sulla percezione stessa di sicurezza e umanità delle cure.

Per le strutture appare difficile, in tutto questo, appurare in modo certo la quantità del servizio erogato.

È vero. Quando si acquistano prestazioni spot da fornitori esterni, si perde il controllo diretto sui processi interni, sia in termini quantitativi che qualitativi. La logica del “gettone” non prevede indicatori di esito o responsabilità sull’intero percorso assistenziale. Il rischio è una sanità sempre più disarticolata e centrata sulla prestazione, non sul bisogno della persona.

Come siamo arrivati a questa esplosione di gettonisti? Quali misure potrebbero essere intraprese per gestire il fenomeno?

Oltre al blocco assunzionale, ha pesato la mancata programmazione degli accessi alle scuole di medicina e specializzazione, nonostante fosse noto che intorno al 2020 molti medici sarebbero andati in pensione. Serve una strategia di medio periodo: sblocco delle assunzioni, valorizzazione del lavoro in équipe, attrattività delle condizioni contrattuali, uso selettivo e regolato delle esternalizzazioni, senza cedere a logiche emergenziali come normalità operativa.

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Medici a gettone, Vannucci (Università di Siena): “Soluzione temporanea costosa e non sostenibile”

4 Giugno 2025

Il docente di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie - DSIM Università di Siena interviene su uno dei temi più dibattuti: “Così è a rischio la qualità delle cure, serve sbloccare le assunzioni”

Il loro impiego cresce costantemente in Italia, di pari passo con la discussione intorno ai costi crescenti che comportano per il Sistema Sanitario Nazionale, e con le perplessità sulla qualità delle cure prestate. I “medici a gettone” rappresentano oggi la principale risposta all’emergenza cronica in cui versano le Aziende Sanitarie, ma una soluzione tampone, adesso, rischia di trasformarsi nella normalità. Un quadro che viene fotografato nel dettaglio da Andrea Vannucci, Docente di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie - DSIM Università di Siena.

Vannucci, sembra che con i medici a gettone si consumi un paradosso: vengono chiamati per non assumere, ma poi i costi per il SSN sono ingenti.

Il paradosso è reale. L’uso dei cosiddetti “gettonisti” nasce dall’impossibilità, per le aziende sanitarie, di procedere ad assunzioni stabili a causa di un blocco imposto da oltre un decennio per motivi di contenimento del debito pubblico. Questo ha generato una dipendenza da soluzioni temporanee che, nel medio-lungo periodo, si sono rivelate più costose e meno sostenibili, sia sul piano economico che organizzativo.

C’è anche un tema di qualità dei servizi offerti?

Sì, la qualità rischia di risentirne. Il lavoro clinico non è mai solo prestazione tecnica: è parte di un processo condiviso tra professionisti. Quando un’équipe non è stabile, non si creano le condizioni per una comunicazione efficace e una reale collaborazione interdisciplinare. Senza tempo, fiducia e conoscenza reciproca, anche la qualità della cura può frammentarsi e deteriorarsi.

Un’altra questione riguarda il rapporto di fiducia che si instaura con i pazienti: quanto pesa, in questa dinamica?

Pesa moltissimo. I pazienti, soprattutto nei contesti critici come i pronto soccorso, hanno bisogno di sentirsi affidati a un sistema solido, con volti riconoscibili e professionisti che si fanno carico del percorso. Il turn over continuo e la precarietà del personale minano questo legame fiduciario, con effetti negativi sulla compliance e sulla percezione stessa di sicurezza e umanità delle cure.

Per le strutture appare difficile, in tutto questo, appurare in modo certo la quantità del servizio erogato.

È vero. Quando si acquistano prestazioni spot da fornitori esterni, si perde il controllo diretto sui processi interni, sia in termini quantitativi che qualitativi. La logica del “gettone” non prevede indicatori di esito o responsabilità sull’intero percorso assistenziale. Il rischio è una sanità sempre più disarticolata e centrata sulla prestazione, non sul bisogno della persona.

Come siamo arrivati a questa esplosione di gettonisti? Quali misure potrebbero essere intraprese per gestire il fenomeno?

Oltre al blocco assunzionale, ha pesato la mancata programmazione degli accessi alle scuole di medicina e specializzazione, nonostante fosse noto che intorno al 2020 molti medici sarebbero andati in pensione. Serve una strategia di medio periodo: sblocco delle assunzioni, valorizzazione del lavoro in équipe, attrattività delle condizioni contrattuali, uso selettivo e regolato delle esternalizzazioni, senza cedere a logiche emergenziali come normalità operativa.

Di Redazione Toscana Medica

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