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16 Maggio 2025

Prevenzione e One Health: il punto di svolta per la sostenibilità del sistema sanitario toscano

Andrea Vannucci, docente di Programmazione, Organizzazione e Gestione delle aziende sanitarie, DISM UNISI

C’è ormai un consenso diffuso sul fatto che curare tutto, per tutti, sempre, non sarà più possibile.

I vincoli demografici, epidemiologici e finanziari non sono più uno scenario futuribile, ma il presente quotidiano del nostro Servizio Sanitario Regionale. E in assenza di una svolta sulla prevenzione, il rischio è quello di una deriva silenziosa verso l’insostenibilità.

In questo contesto si inserisce il Piano Regionale della Prevenzione della Toscana 2020-2025 (PRP): un documento monumentale – quasi 500 pagine – ricco di visioni, indicazioni e buone intenzioni. Ma la mole e la frammentazione rischiano di renderlo più una collezione di buone pratiche che una strategia coerente e incisiva. Troppe parole, poche misure concrete di impatto.

Prevenzione: il ruolo dei medici non può essere marginale

Gran parte dei medici sul territorio – dai MMG agli specialisti ambulatoriali – è assorbita dall’attività clinica. È comprensibile, ma non più giustificabile. Se non partecipiamo alla prevenzione, contribuiamo al collasso del sistema. È proprio da noi che deve partire la svolta: dobbiamo rivendicare un ruolo attivo, chiedere spazi, strumenti e governance, ma anche rimboccarci le maniche

“Comunità attive” e One Health: buone idee, ma che rischiano di restare al margine

Il PRP valorizza progetti interessanti come Comunità Attive o l’approccio One Health,

Tra le azioni più significative del PRP spicca il programma “Comunità Attive”, che promuove l’attività fisica e il benessere attraverso alleanze tra enti locali, associazioni di volontariato, sport e cultura. È una strategia semplice e concreta: camminare, muoversi, incontrarsi, creare reti. Sono queste le vere “medicine” che possono agire prima che si sviluppino patologie complesse. Tuttavia queste buone iniziative rischiano di rimanere accessori narrativi più che leve trasformative, se non diventano parte del lavoro ordinario di ogni presidio territoriale.

Gli esempi non mancano: AFA, WHP, Workclimate, Ragazzinsieme. Ma l’impatto reale, su larga scala, resta difficile da misurare. Dove sono le stime di costo/efficacia? Dove il confronto tra risorse spese e benefici ottenuti?

Un altro elemento innovativo, ma ancora poco conosciuto in ambito clinico, è l’approccio One Health, che collega la salute umana a quella animale e ambientale. Il piano toscano vi fa riferimento esplicito, soprattutto nei programmi su ambiente, sicurezza alimentare, antimicrobico-resistenza. Un approccio che ci invita a leggere le malattie croniche, infettive e ambientali come facce diverse della stessa realtà.

Una domanda scomoda: quanto costa non prevenire?

Il PRP evita con cura ogni analisi di costo/beneficio sistematica. Eppure sappiamo che non prevenire ha un costo altissimo e spesso occulto: cure più complesse, ospedalizzazioni evitabili, perdita di autonomia, disabilità precoci. Servirebbe una valutazione rigorosa, con numeri e scenari. Non bastano citazioni di buone pratiche o promesse di “ritorni positivi”.

Altre azioni, come gli screening oncologici o le misure contro gli infortuni da stress termico nei lavoratori, sono giustificate anche per il loro impatto economico, benché manchi una quantificazione precisa a livello regionale.

Qual è il ruolo del medico?

I medici del territorio possono e devono diventare alleati della prevenzione, anche con gesti semplici: promuovere l’adesione agli screening, incentivare l’attività fisica nei pazienti, aderire ai progetti di comunità attiva, collaborare con farmacie, scuole, enti locali.

Prevenzione: materia viva, non da convegni

La prevenzione non è un’opzione culturale. È una responsabilità etica e professionale. Il medico di oggi deve essere un alleato attivo: promuovere screening, cammino, alimentazione, relazioni. Collaborare con scuole, farmacie, associazioni. Uscire dallo studio. Entrare nella comunità.

Conclusioni

Prevenire non è un lusso: è l’unica strada per salvare la sanità pubblica. In Toscana abbiamo un Piano, abbiamo le competenze, abbiamo le reti.  Ma dobbiamo chiedere di più alla politica e ai piani regionali: trasparenza, valutazione, accountability. Se una misura non funziona, si cambia. Ma almeno che sia misurata.

Prevenire non è un lusso. È l’unico modo per evitare il tracollo di una sanità pubblica che rischia di implodere sotto il peso delle sue stesse omissioni.

andrea.gg.vannucci@icloud.com

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Prevenzione e One Health: il punto di svolta per la sostenibilità del sistema sanitario toscano

Andrea Vannucci

16 Maggio 2025

Andrea Vannucci, docente di Programmazione, Organizzazione e Gestione delle aziende sanitarie, DISM UNISI

C’è ormai un consenso diffuso sul fatto che curare tutto, per tutti, sempre, non sarà più possibile.

I vincoli demografici, epidemiologici e finanziari non sono più uno scenario futuribile, ma il presente quotidiano del nostro Servizio Sanitario Regionale. E in assenza di una svolta sulla prevenzione, il rischio è quello di una deriva silenziosa verso l’insostenibilità.

In questo contesto si inserisce il Piano Regionale della Prevenzione della Toscana 2020-2025 (PRP): un documento monumentale – quasi 500 pagine – ricco di visioni, indicazioni e buone intenzioni. Ma la mole e la frammentazione rischiano di renderlo più una collezione di buone pratiche che una strategia coerente e incisiva. Troppe parole, poche misure concrete di impatto.

Prevenzione: il ruolo dei medici non può essere marginale

Gran parte dei medici sul territorio – dai MMG agli specialisti ambulatoriali – è assorbita dall’attività clinica. È comprensibile, ma non più giustificabile. Se non partecipiamo alla prevenzione, contribuiamo al collasso del sistema. È proprio da noi che deve partire la svolta: dobbiamo rivendicare un ruolo attivo, chiedere spazi, strumenti e governance, ma anche rimboccarci le maniche

“Comunità attive” e One Health: buone idee, ma che rischiano di restare al margine

Il PRP valorizza progetti interessanti come Comunità Attive o l’approccio One Health,

Tra le azioni più significative del PRP spicca il programma “Comunità Attive”, che promuove l’attività fisica e il benessere attraverso alleanze tra enti locali, associazioni di volontariato, sport e cultura. È una strategia semplice e concreta: camminare, muoversi, incontrarsi, creare reti. Sono queste le vere “medicine” che possono agire prima che si sviluppino patologie complesse. Tuttavia queste buone iniziative rischiano di rimanere accessori narrativi più che leve trasformative, se non diventano parte del lavoro ordinario di ogni presidio territoriale.

Gli esempi non mancano: AFA, WHP, Workclimate, Ragazzinsieme. Ma l’impatto reale, su larga scala, resta difficile da misurare. Dove sono le stime di costo/efficacia? Dove il confronto tra risorse spese e benefici ottenuti?

Un altro elemento innovativo, ma ancora poco conosciuto in ambito clinico, è l’approccio One Health, che collega la salute umana a quella animale e ambientale. Il piano toscano vi fa riferimento esplicito, soprattutto nei programmi su ambiente, sicurezza alimentare, antimicrobico-resistenza. Un approccio che ci invita a leggere le malattie croniche, infettive e ambientali come facce diverse della stessa realtà.

Una domanda scomoda: quanto costa non prevenire?

Il PRP evita con cura ogni analisi di costo/beneficio sistematica. Eppure sappiamo che non prevenire ha un costo altissimo e spesso occulto: cure più complesse, ospedalizzazioni evitabili, perdita di autonomia, disabilità precoci. Servirebbe una valutazione rigorosa, con numeri e scenari. Non bastano citazioni di buone pratiche o promesse di “ritorni positivi”.

Altre azioni, come gli screening oncologici o le misure contro gli infortuni da stress termico nei lavoratori, sono giustificate anche per il loro impatto economico, benché manchi una quantificazione precisa a livello regionale.

Qual è il ruolo del medico?

I medici del territorio possono e devono diventare alleati della prevenzione, anche con gesti semplici: promuovere l’adesione agli screening, incentivare l’attività fisica nei pazienti, aderire ai progetti di comunità attiva, collaborare con farmacie, scuole, enti locali.

Prevenzione: materia viva, non da convegni

La prevenzione non è un’opzione culturale. È una responsabilità etica e professionale. Il medico di oggi deve essere un alleato attivo: promuovere screening, cammino, alimentazione, relazioni. Collaborare con scuole, farmacie, associazioni. Uscire dallo studio. Entrare nella comunità.

Conclusioni

Prevenire non è un lusso: è l’unica strada per salvare la sanità pubblica. In Toscana abbiamo un Piano, abbiamo le competenze, abbiamo le reti.  Ma dobbiamo chiedere di più alla politica e ai piani regionali: trasparenza, valutazione, accountability. Se una misura non funziona, si cambia. Ma almeno che sia misurata.

Prevenire non è un lusso. È l’unico modo per evitare il tracollo di una sanità pubblica che rischia di implodere sotto il peso delle sue stesse omissioni.

andrea.gg.vannucci@icloud.com

Di Redazione Toscana Medica

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Andrea Vannucci

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Toscana Medica Mensile di informazione e dibattito per i Medici toscani a cura dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Firenze

Publisher: Galli Torrini Srl, Via Pisana, 78 – 50143 Firenze, Italy
E-mail: info@gallitorrini.com
Website: www.gallitorrini.com

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