Nella sede dell’Ordine il confronto con l’assessora regionale Monni, dirigenti Asl, professionisti e mondo accademico
Firenze, 19 dicembre 2025 – “La medicina territoriale è il punto da cui passa il futuro della sanità toscana. Se non costruiamo percorsi chiari, condivisi e davvero accessibili per i cittadini – dalle Case della Comunità alla presa in carico dei pazienti cronici – rischiamo di continuare a rincorrere le emergenze invece di programmare”.
A dirlo è stato Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze, durante l’incontro “Medicina territoriale: work in progress” che si è svolto oggi nella sede dell’Ordine. Al lungo pomeriggio di confronto hanno partecipato tra gli altri la nuova assessora alla Sanità e al Sociale, Monia Monni, la consigliera dell’Ordine e Medico di medicina generale della Asl Toscana Centro, Simona Bennati, il professor Andrea Galli, la dirigente dell’Assistenza sanitaria territoriale della Regione Toscana, Monica Marini, il direttore sanitario della Asl Toscana Centro, Lorenzo Roti, il segretario regionale di Anaao-Assomed, Gerardo Anastasio, il direttore sanitario di Ispro, Roberto Gusinu, e Federico Gelli, direttore Sanità Welfare e Coesione Sociale Regione Toscana.
“C’è molto da lavorare sul fronte della presa in carico dei pazienti cronici, che va riorganizzata bene – continua Dattolo –. Servono team integrati, specialisti unici di riferimento e strumenti condivisi che permettano di seguire i cittadini lungo tutto il percorso assistenziale. Rafforzare il territorio significa alleggerire ospedali e pronto soccorso, ma soprattutto garantire cure efficaci e sicure. È da qui che si gioca la credibilità del sistema sanitario toscano”.
Dattolo ha aggiunto come la trasformazione in atto richieda anche un cambio di mentalità e di metodo: “Se vogliamo che il territorio funzioni davvero, dobbiamo smettere di pensare per compartimenti stagni. La medicina generale, la specialistica ambulatoriale, gli infermieri di famiglia e comunità, gli specialisti ospedalieri: tutti devono potersi parlare in tempo reale, avere strumenti digitali che dialogano e protocolli condivisi di presa in carico. È l’unico modo per non lasciare indietro nessuno”.
Secondo il presidente dell’Ordine, il nodo non è solo organizzativo ma culturale: “La sfida è enorme, perché richiede una collaborazione continua tra professionisti e istituzioni. Ma è una sfida che possiamo vincere se davvero mettiamo il territorio al centro delle scelte. Le Case della Comunità devono diventare il luogo naturale in cui il cittadino entra, viene accolto, orientato e seguito, senza sentirsi perso in un labirinto di servizi scollegati. Investire sul territorio significa investire sulla fiducia dei cittadini nel servizio sanitario”.
Dattolo ha poi concluso sottolineando l’urgenza di trasformare i concetti in azioni: “Non possiamo permetterci un territorio debole: vuol dire ospedali sovraccarichi, pronto soccorso sotto pressione e pazienti cronici che rischiano di perdersi. Abbiamo gli strumenti normativi, abbiamo le competenze professionali: ora dobbiamo metterle davvero in rete. È un passaggio essenziale per garantire ai cittadini una sanità moderna, vicina e capace di prevenire e curare in maniera appropriata e sicura”.