“Usciamo dall’emergenza rafforzati sotto alcuni punti di vista, ma non bene per quanto riguarda il Servizio Sanitario Nazionale. La crisi del SSN e come la crisi climatica: non sappiamo se facciamo in tempo per salvarlo ma bisogna provarci.
Lo ha affermato ieri pomeriggio il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ e professore di Nefrologia presso l’Università di Milano, a margine di una conferenza presso l’Ordine dei Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Firenze (via G. Cesare Vanini, 15).
“Questa è la fine dell’emergenza pandemica, non della pandemia. Il virus però rimane, circola soprattutto con due variante che si muovono in India e negli Stati Uniti. La malattia non è più severa come prima, ma restano nel mondo milioni di non vaccinati e questo rappresenta un problema – afferma Remuzzi -. La sanità pubblica, in particolare quella di primo intervento con i medici di famiglia, va assolutamente potenziata. Ma non si riuscirà a fare nulla, finché i medici continueranno a fare la loro professione privata senza essere inseriti in un’organizzazione armonica che dia ai cittadini, dall’inizio alla fine, la stessa impostazione”.
Durante l’evento è stato presentato anche il suo libro “La salute (non) è in vendita”, con una breve introduzione affidata al presidente dell’Ordine Pietro Dattolo e all’ex presidente Antonio Panti.
“La sanità pubblica è in pericolo – spiega anche Dattolo – stiamo andando verso forme non sempre chiare di privatizzazione e perdendo alcune caratteristiche fondamentali del nostro sistema nazionale: gratuità, universalità e uniformità. Non possiamo accettarlo, abbiamo uno dei sistemi migliori al mondo e serve fare di tutto per salvarlo. Questo è un grido d’allarme, per far capire alla politica l’importanza di salvaguardalo. Se non ora, quando?”