Andrea Vannucci, professore a contratto di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie DISM UNISI
La sanità pubblica è in affanno, secondo il coordinatore della commissione Salute delle Regioni Raffaele Donini (assessore alla Salute dell’Emilia Romagna) servono almeno 5 miliardi adesso, se si vuole evitare il crack della sanità: 3,8 di spese Covid non rimborsate alle Regioni nel 2021 che ancora gravano sui bilanci regionali e 1,4 per i costi energetici non rimborsati per il 2022. E poi un Fondo Sanitario Nazionale che torna quanto meno al 2020 quando il suo rapporto con il Pil era al 7,5.
Non sorprende quindi che la recente Indagine Conoscitiva di ISTAT sulle forme di assistenza sanitaria ci mostri che tra 2012 – 2021 la spesa sanitaria delle famiglie ha raggiunto il 30% della spesa complessiva e la rinuncia alle prestazioni per inaccessibilità alle liste del SSN e mancanza di disponibilità economica diretta è segnalata dall’11% degli assistiti. C’è una domanda sanitaria inevasa, rilevata attraverso la rinuncia dei cittadini a prestazioni sanitarie ritenute necessarie, e il maggior ricorso delle famiglie all’“out of pocket”.
Il dossier di ISTAT, che Toscana Medica riporta qui integralmente, fa inoltre due approfondimenti relativamente al 2020: il primo analizza i contributi per l’assistenza sanitaria pagati dai datori di lavoro ai propri dipendenti, catturando un segmento del collettivo delle polizze assicurative, quelle che rientrano nel welfare aziendale; il secondo propone un’analisi dei profili distributivi delle spese sanitarie presentate nelle dichiarazioni dei redditi dai contribuenti.