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3 Luglio 2023

Editoriale sui medici gettonisti

Nei giorni in cui i medici italiani si mobilitano, dal nord al sud, e scendono in piazza a difesa del sistema pubblico, occorre rimarcare un valore che oggi ha ancora la Toscana: l’assenza del fenomeno dei dottori pagati a gettone. Una situazione che è importante mantenere e non intaccare. In alcune regioni per sopperire alle carenze di organici si sta ricorrendo ormai da tempo al reclutamento di medici esterni, non arruolati attraverso bandi di concorso. Sebbene possa apparire come una soluzione naturale e utile per fronteggiare le difficoltà, non possiamo fermarci all’apparenza e illuderci che sia una reale soluzione. Occorre anzi una visione maggiormente analitica e comprendere cosa comporta questa direzione. Potremmo sottolineare, per cominciare, che il gettonista comporta comunque un aumento della spesa pubblica, considerando i compensi molto più elevati di quelli ordinari, “a ruolo”, che vengono offerti. Per altro meno controllato. E come prima conseguenza si genera un senso di ingiustizia tra i dirigenti medici che lavorano con impegno a compensi nettamente più bassi. Una sanità pubblica che offre simili vantaggi a chi sceglie di essere indipendente e autonomo piuttosto a chi si inserisce in un ingranaggio rischia inoltre di creare un sistema sempre più frammentato. Sempre più simile alla sanità privata.
Ma forse conviene ancor prima riflettere su cosa vuol dire impostare un singolo ospedale su dei professionisti “a chiamata”. Una maggiore complessità organizzativa e una minore comunicazione tra i colleghi, che non possono più vantare un affiatamento maturato anno dopo anno assieme. La condivisione è un valore chiave nella medicina. In una visione più romantica ma altrettanto importante, potremmo poi parlare dell’inevitabile senso di distacco e di minore appartenenza all’ambiente di lavoro per i professionisti autonomi, chiamati a spostarsi da una struttura all’altra. Per non parlare del paziente che assiste a una turnazione continua di volti e nomi di chi lo cura, dovendo alla fine dimenticare la qualità della componente relazionale e umana che si instaura solo con un percorso più lungo.
Mentre in altre regioni il fenomeno del gettonista sta ormai avanzando, causando per altro una fuga sempre più frequente di dottori dalle regioni che non la propongono, la Toscana ha il dovere di ragionare su come evitare questa prospettiva. E mantenere invece ben saldo un modello che necessità oggi di rinnovamento e migliorie, ma che non deve essere stravolto nelle sue radici.

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Editoriale sui medici gettonisti

3 Luglio 2023

Nei giorni in cui i medici italiani si mobilitano, dal nord al sud, e scendono in piazza a difesa del sistema pubblico, occorre rimarcare un valore che oggi ha ancora la Toscana: l'assenza del fenomeno dei dottori pagati a gettone. Una situazione che è importante mantenere e non intaccare. In alcune regioni per sopperire alle carenze di organici si sta ricorrendo ormai da tempo al reclutamento di medici esterni, non arruolati attraverso bandi di concorso. Sebbene possa apparire come una soluzione naturale e utile per fronteggiare le difficoltà, non possiamo fermarci all'apparenza e illuderci che sia una reale soluzione. Occorre anzi una visione maggiormente analitica e comprendere cosa comporta questa direzione. Potremmo sottolineare, per cominciare, che il gettonista comporta comunque un aumento della spesa pubblica, considerando i compensi molto più elevati di quelli ordinari, "a ruolo", che vengono offerti. Per altro meno controllato. E come prima conseguenza si genera un senso di ingiustizia tra i dirigenti medici che lavorano con impegno a compensi nettamente più bassi. Una sanità pubblica che offre simili vantaggi a chi sceglie di essere indipendente e autonomo piuttosto a chi si inserisce in un ingranaggio rischia inoltre di creare un sistema sempre più frammentato. Sempre più simile alla sanità privata.
Ma forse conviene ancor prima riflettere su cosa vuol dire impostare un singolo ospedale su dei professionisti "a chiamata". Una maggiore complessità organizzativa e una minore comunicazione tra i colleghi, che non possono più vantare un affiatamento maturato anno dopo anno assieme. La condivisione è un valore chiave nella medicina. In una visione più romantica ma altrettanto importante, potremmo poi parlare dell'inevitabile senso di distacco e di minore appartenenza all'ambiente di lavoro per i professionisti autonomi, chiamati a spostarsi da una struttura all'altra. Per non parlare del paziente che assiste a una turnazione continua di volti e nomi di chi lo cura, dovendo alla fine dimenticare la qualità della componente relazionale e umana che si instaura solo con un percorso più lungo.
Mentre in altre regioni il fenomeno del gettonista sta ormai avanzando, causando per altro una fuga sempre più frequente di dottori dalle regioni che non la propongono, la Toscana ha il dovere di ragionare su come evitare questa prospettiva. E mantenere invece ben saldo un modello che necessità oggi di rinnovamento e migliorie, ma che non deve essere stravolto nelle sue radici.

Di Redazione Toscana Medica

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