Daniele Cultrera, Vice Direttore SOC Firenze 1 Rete Ospedaliera, Coordinatore Ospedaliero Trapianti, Team Maxiemergenze, Project Manager Emergenza Intraospedaliera ASL Toscana Centro, Referente AV Centro Emergenza Intraospedaliera, – Azienda USL Toscana Centro, Direzione Sanitaria PO San Giovanni di Dio
Parole chiave
Health Literacy, Empowerment, Equità delle cure, Educazione sanitaria, Promozione della salute
Abstract:
Per Health Literacy (HL) si intende quell’insieme di competenze tali da consentire alle persone di prendere decisioni efficaci e consapevoli riguardanti la propria salute. La salute non è più un concetto astratto ma rappresenta quella risorsa che permette alle persone di condurre una vita produttiva sul piano individuale, sociale ed economico. Una carenza di HL va contrastata anche per raggiungere l’obiettivo “equità della salute”.
Sono trascorsi 25 anni dalla pubblicazione del documento OMS dal titolo “Health Promotion Glossary” nel quale per la prima volta si introduceva il termine di Health Literacy (HL), concetto che indica le abilità cognitive e sociali che motivano gli individui e li rendono capaci di accedere, comprendere e utilizzare le informazioni in modo da promuovere e preservare la propria salute.
In pratica si sta parlando dell’acquisizione di competenze tali da consentire alle persone di prendere decisioni efficaci e consapevoli riguardanti la propria salute all’interno dei vari contesti di vita: a casa, nella comunità, sul luogo di lavoro, nel sistema sanitario, nell’arena politica. A onor del vero il concetto fu elaborato a partire dagli anni settanta con gli studi S. K. Simonds. Nel corso degli anni numerosi studiosi e ricercatori hanno contribuito alla rielaborazione del concetto e all’ampliamento dei suoi confini. L’assunto da cui partirono gli studi di Simonds era molto semplice: dato che ogni giorno le persone affrontano situazioni che implicano decisioni che coinvolgono la salute, è necessario che esse possiedano competenze e conoscenze tali da garantire scelte consapevoli volte a proteggere e promuovere la loro salute.
Le conseguenze di una scarsa alfabetizzazione sanitaria (traduzione in italiano di HL), oltre a portare ad esiti peggiori nello stato di salute, si traducono in un aumento del rischio in situazioni di emergenza, ad una mancanza di empowerment sociale, nonché ad un incremento dei costi associati alla presenza di una popolazione meno sana.
Da non trascurare è anche il maggior onere per gli operatori sanitari nel curare persone che non aderiscono ai trattamenti medici e preventivi a causa della loro mancanza di comprensione nei pazienti. Una bassa alfabetizzazione sanitaria si traduce inoltre, in un uso eccessivo o improprio del sistema sanitario.
La prova di un problema sociale legato ad una carenza di HL è dato soprattutto dalle continue richieste che giungono all’attenzione degli addetti ai lavori, sia sul campo sia in chi gestisce le politiche sanitarie, richieste legate alla necessità di innalzare il grado di empowerment dei pazienti in relazione al loro coinvolgimento nelle cure, all’aderenza ai trattamenti pianificati dai clinici e, più in generale, nel miglioramento del livello di soddisfazione reciproca del rapporto medico-paziente.
E’ evidente che tale esigenza si sposa con l’altro concetto che spesso si ritrova in tali contesti, quello cioè legato alla valorizzazione del paziente attraverso il concetto di umanizzazione dell’assistenza che, ad avviso di chi scrive, non può che partire dal principio di accoglienza, grazie al quale è più facile instaurare uno stato di fiducia e di sicurezza. L’attenzione ai bisogni del paziente si concretizza nel coinvolgimento di medico e malatoin tutte le fasi del processo decisionale di cura: lo scambio di informazioni, la riflessione sulle opzioni terapeutiche e l’accordo sul trattamento in modo condiviso.
Ma torniamo un attimo a come l’Oms ha riesaminato e ricontestualizzato il concetto di HL. Nel corso di questi ultimi decenni la principale finalità è stata quella di voler fissare e definire il concetto in maniera universale al fine di razionalizzare e uniformare gli interventi degli stakeholders volti al principio di “alfabetizzazione sanitaria mondiale”. Le riflessioni sul tema hanno anche portato a reinquadrare il concetto stesso di salute, mettendo ancora più a fuoco il principio costitutivo dell’OMS del 1948: emanciparsi dal concetto astratto di salute affinché questa costituisca una risorsa che permetta alle persone di condurre una vita produttiva sul piano individuale, sociale ed economico. Su tale definizione, inoltre, affondano le radici dell’obiettivo “salute per tutti”, basato sul concetto di equità della salute che, unito a quello di “alfabetizzazione sanitaria mondiale”, è reso possibile grazie alla scienza e all’arte della promozione della salute, della prevenzione delle malattie e della possibilità di prolungare la vita.
Tutto ciò non può prescindere dalla promozione di un “cultura organizzativa” delle istituzioni più direttamente coinvolte nel diritto alla salute dei cittadini, promozione che si può concretizzare con lo studio e la messa in atto di politiche volte a migliorare e, in molti casi rivoluzionare, l’impianto dei sistemi sanitari nazionali. Del resto l’empowerment, di cui l’alfabetizzazione rappresenta un aspetto fondamentale, è un processo sociale, culturale, psicologico e politico grazie al quale individuo e società sono in grado di esprimere i propri bisogni e le proprie preoccupazioni, partecipare a strategie volte al coinvolgimento nei processi decisionali e, più in generale, intraprendere azioni di risposta alle loro necessità. E’ evidente che in tal modo le persone hanno una migliore percezione e una più stretta corrispondenza tra obiettivi di vita e modalità di raggiungimento degli stessi, oltre a una correlazione tra sforzi compiuti e risultati ottenuti.
A partire da queste considerazioni, appare evidente l’importanza di inserire l’HL tra gli obiettivi prioritari delle politiche di salute pubblica. Al fine di ottenere risultati positivi in termini di costi sanitari e di salute, è importante che allo sviluppo dell’HL concorrano, in modo integrato, ambiti diversi. In tal senso sistema sanitariopuò favorire lo sviluppo dell’HL e dell’empowerment degli individui coinvolgendo i professionisti che operano all’interno del sistema affinché adottino strategie appropriate per far fronte ai casi di bassa HL intervenendo a diversi livelli: dal rapporto medico-paziente, al corretto utilizzo dei servizi di cura e dei farmaci, alla promozione di sani stili di vita. Il sistema culturale e la societàdovrebbero “favorire un clima di opinione che consenta alle persone di arricchire la propria HL riducendo, per esempio, le disparità e l’emarginazione degli individui meno istruiti sotto questo punto di vista e incoraggiandoli ad una maggiore responsabilità”. Il sistema educativo, tra i suoi obiettivi di formazione, dovrebbe prevedere programmi scolastici coordinati di educazione e promozione della salute che consentano a bambini e ragazzi di acquisire le competenze di HL utili a gestire in modo consapevole il proprio stato di salute.
Questa visione appare coerente con quella della promozione della salute delineata dalla Carta di Ottawa. “La promozione della salute è il processo che consente alle persone e alle comunità di aumentare il controllo sulla loro salute e di migliorarla”. “Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e il benessere sociale, un individuo o di un gruppo devono essere in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i bisogni, e di cambiare o far fronte con l’ambiente”.
Partendo quindi dall’assunto che bassi livelli di HL si riscontrano in persone con minori disponibilità economiche e che si percepiscono ad un livello più basso nella scala sociale, come ha dimostrato “L’Health Literacy Population Survey Project 2019-2021 (HLS19)”, e che tali bassi livelli influenzano negativamente i comportamenti e l’uso dei servizi sanitari, con conseguenze in termini di outcome, di salute e di costi per l’individuo e la collettività, là dove si voglia garantire il principio di equità in salute, vale a dire quel principio cardine del Servizio sanitario nazionale italiano in base al quale a tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso ai servizi sanitari al fine di superare le disuguaglianze, appare imperativo che la politica sanitaria attui sistematici interventi finalizzati a migliorare il livello di HL.
In conclusione, quando si parla di promozione della salute, il termine ‘Empowerment’ esprime il processo mediante il quale individui e comunità acquisiscono il controllo sui fattori e le decisioni che influenzano la propria vita e la propria salute, acquisendo potere e sviluppando la propria capacità di ottenere accesso alle risorse e alle reti sociali e di far sentire la propria voce.
Questa visione si pone esplicitamente l’obiettivo di un cambiamento sociale e politico e rappresenta una sfida all’attuale equilibrio di potere tra professionisti e cittadini.
Per promuovere l’empowerment, l’educazione sanitaria deve pertanto:
– essere orientata a rimuovere gli ostacoli e trasformare le relazioni di potere tra le comunità e le istituzioni;
– costituire un processo di azione sociale attraverso il quale individui e comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio contesto sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita .
Soprattutto l’educazione sanitaria deve essere un processo di scambio di conoscenze, nel quale i professionisti non pensino di possedere una verità assoluta, di cui devono convincere altri, ma sono disponibili a instaurare coi cittadini una relazione da cui tutti usciranno arricchiti .
“Tutti sappiamo qualcosa. Tutti ignoriamo qualcosa. Per questo, impariamo sempre”, per questo “nessuno educa nessuno e nessuno si educa da solo; tutti apprendiamo gli uni dagli altri, con la mediazione del mondo in cui viviamo”.