Lucia Toscani, coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Medici di Firenze
L’Italia è uno dei paesi più virtuosi al mondo per la sanità pubblica e durante la pandemia da COVID-19, ha saputo dimostrare la forza del proprio sistema sanitario. Un sistema che ha garantito cure a tutti, salvando innumerevoli vite. Per questo, la decisione di non sostenere pienamente un accordo che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nel contenimento e nella gestione delle pandemie lascia spazio a dubbi e interrogativi.
I virus non conoscono confini e non si fermano davanti ai passaporti. Nessuno può affrontare da solo un’emergenza sanitaria globale: abbiamo già visto cosa può accadere quando i sistemi nazionali non comunicano tra loro in modo efficace.
I professionisti della salute – medici, infermieri, operatori sanitari – continueranno a fare il proprio lavoro con dedizione, ma è legittimo che chiedano un confronto ed un ripensamento sulla decisione presa.
È ancora troppo vivo il ricordo della pandemia Sars Cov 2. Le vite perse, le difficoltà affrontate, il peso enorme sulle strutture sanitarie e sulle persone che vi lavorano. Nessuno dimentica chi ha lottato nei reparti, spesso senza strumenti adeguati, contro un virus sconosciuto e aggressivo. Nessuno dimentica i 383 medici morti.
La risposta della comunità scientifica internazionale ha permesso di uscire, in tempi tutto sommato rapidi, da quella fase buia. Certo, ci sono stati errori, sottovalutazioni iniziali, forse anche leggerezze. Ma il cammino fatto ha dimostrato quanto sia fondamentale agire insieme.
E allora: vogliamo davvero correre il rischio di trovarci impreparati? O non sarebbe più saggio partecipare attivamente, da subito, alla costruzione di una rete globale di protezione sanitaria?