Con 7 milioni di morti premature stimate, l’inquinamento dell’aria è considerato la principale causa ambientale di malattia e di morte nel mondo. Si stima che circa il 3-7% del carico annuale di malattia in Europa sia associato ai fattori di rischio ambientale. Dal report “Mal’Aria 2024” di Legambiente emergono luci e ombre per la Toscana: persistenti criticità nella piana lucchese, a Capannori, ed una situazione in lieve peggioramento per il pm10, le cosiddette polveri sottili, nelle stazioni fiorentine di viale Gramsci e via Ponte alle Mosse, ascrivibile ai cantieri per la tramvia. Bicchiere mezzo pieno per i dati sul biossido di azoto e soprattutto sull’ozono, in regresso nei capoluoghi toscani. Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. E’ chiaro che sui dati dell’inquinamento atmosferico incidono molto il traffico veicolare e le emissioni delle caldaie. Senza dimenticare che il cambiamento climatico ha estremizzato i fenomeni, ad esempio il regime delle piogge non ha più una distribuzione temporale stagionale, ma è caratterizzato da temporali di breve durata e ad alta intensità. Questo fa venir meno il fenomeno di pulizia dell’aria dovuto all’assenza di piogge costanti, con conseguente peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo. Le malattie cardiache e l’ictus sono le cause più comuni di morte prematura attribuibili all’inquinamento atmosferico, seguite da malattie polmonari e cancro ai polmoni. Recentemente i calcoli eseguiti da Fabrizio Bianchi, epidemiologo associato dell’istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, hanno messo in evidenza come, in un anno, 1.600 persone in Toscana muoiono per l’aria inquinata dall’eccesso di concentrazione di particolato fine (Pm 2,5), le polveri più sottili in grado di arrivare a qualsiasi organo del corpo umano prodotte dal traffico, dai fumi industriali e dagli abbruciamenti di biomasse. Le morti precoci sarebbero oltre duecento a Firenze, 130 a Prato, numeri significativi a Massa, Pisa, Prato, Arezzo. Il ricercatore, per estrarre i dati, ha utilizzato le rilevazioni delle centraline Arpat sui territori toscani, ma le ha elaborate secondo i parametri dell’Oms dell’Unione Europea. Secondo il decreto legislativo 155/2010, la soglia massima consentita di Pm10 è di 50 microgrammi per metro cubo di aria; le Pm2,5, di 25 microgrammi. Mentre limiti molto più bassi sono quelli raccomandati dall’Oms: 5 microgrammi per le Pm2,5.