Di Gabriella Ciabattini,
Past Presidente ANDI Firenze, Vice Presidente Nazionale della Fondazione ANDI Onlus, Coordinatrice GDL Politiche di genere, Membro nella Fnomceo del GDL violenza contro le donne, Membro della Commissione CAO, Membro del GDL medicina di genere.
Oggi il lavoro come odontoiatra libera professionista è molto praticato e con successo però non è scevro da alcune difficoltà organizzative che sono tipiche del fatto che tradizionalmente il lavoro di cura della famiglia (bambini e anziani) è sempre stato svolto dalle donne.
Se una volta le donne quasi sempre erano necessariamente spinte a rinunciare alla propria realizzazione professionale, oggi riescono ad organizzarsi un po’ meglio e a crescere anche come professioniste.
Qualcosa è cambiato? Si, ancora non del tutto ma per lo meno non c’è il divieto di lavorare! La prima donna che riuscì a praticare fu Emeline Roberts Jones: eravamo nel 1855 e il marito dentista l’aiutò ad esercitare riconoscendo il suo grande talento.
Nel 1866 Lucy Hobbstailor ottenne un dottorato di ricerca attraverso l’Ohio College of Dental Surgery. Nel 900 quasi mille donne si appassionarono all’odontoiatria. Era un grande avvio alla professione! Oggi le donne nella facoltà di odontoiatria sono molto aumentate e rappresentano quasi il 50% degli iscritti.
Parlando con loro, laureate da poco o da non molti anni, si intuisce che il primo ingresso nel mondo del lavoro e l’arrivo dei figli sono momenti tanto importanti quanto talvolta più difficili da organizzare. Ho fatto loro delle domande.
“Come vive una giovane odontoiatra l’inizio della professione?
Dopo la laurea mi sono ritrovata un po’ spaesata: l’università mi aveva preparato dal punto di vista teorico, ma non sapevo bene come muovermi nel mondo del lavoro – risponde la Dott. Bianca De Saint Pierre giovane laureata – la prima cosa che mi ha aiutata è stata osservare ed assistere professionisti d’esperienza negli studi odontoiatrici fiorentini: questo mi ha permesso anche di imparare a gestire al meglio le dinamiche di lavoro, la relazione col paziente e gli aspetti tecnico-pratici della professione. Inoltre, ho iniziato fin da subito a partecipare a corsi, eventi e webinar di formazione promossi da ENPAM, FNOMCEO e ANDI per arricchire il mio bagaglio di conoscenze e tenermi aggiornata su tutte le novità della professione, anche dal punto di vista burocratico-amministrativo.”
Chiedo poi alla Dott. Sofia Iolanda Brandani anche lei giovane laureata:
“Com’è stata la prima esperienza lavorativa dopo la laurea?
Subito dopo la laurea ho iniziato un Erasmus Traineeship, cioè un tirocinio che si può fare fino a un anno dopo la laurea, durante il quale lo studente riceve una borsa Erasmus e ha la possibilità di andare in un’università/azienda di un altro paese della comunità europea. Io ho svolto 5 mesi di tirocinio all’ospedale odontoiatrico universitario “Hotel-Dieu” dell”università di Toulouse “Paul Sabatier”: per me è stata una grande occasione di migliorare la pratica clinica, visto che durante il mio sesto anno di università erano presenti molte restrizioni per il Covid-19 ed erano quindi pochi i pazienti presi in cura dai nostri ambulatori odontoiatrici.
Svolgere questo tirocinio extra mi ha infatti permesso di aumentare la mia confidenza sia dal punto di vista del rapporto col paziente, sia dal punto di vista di capacità manuali e tecnico-pratiche”.
Parliamo ora di maternità con la Dott.Camilla Deambrosi Responsabile dell’Ambulatorio Odontoiatrico Niccolò Stenone:
“Come riesce una giovane donna a realizzarsi sul lavoro e allo stesso tempo vivere pienamente la propria maternità?
Dal punto di vista di crescita personale, sembra che la maternità aumenti le competenze e la produttività, eppure molte donne vivono la condizione di essere madre come un ostacolo alla propria realizzazione.
È un lavoro da equilibrista conciliare le proprie esigenze lavorative con quelle familiari di mamma, e riuscire a ritagliarsi anche tempo per se stesse.
La società manda a noi donne messaggi contraddittori: ci si aspetta che le donne madri lavorino come se non avessero figli e crescano i loro bambini come se non lavorassero”.
Risponde adesso la Dott. Stefania Tagliente Presidente di ANDI Brindisi
“Come ci si può organizzare essendo Presidente ANDI Brindisi ed essendo anche madre di due bambini di cui uno di pochi mesi?”
Il mio è stato un caso fortunato, mi sono ritrovata con il lavoro, la famiglia, la dirigenza di ANDI e senza l’aiuto dei servizi: non è stato facile ma con l’aiuto di una babysitter e dei nonni ci sono riuscita. Restano comunque delle difficoltà per esempio se si deve andare fuori per impegni associazionistici nel primo anno questo non si può fare perché c’è il pensiero dei bambini a casa. Ho deciso di fare l’allattamento misto a causa degli spostamenti necessari per raggiungere lo studio ed inizialmente un orario ridotto. In Italia le nascite sono in diminuzione ma se non si aiuta di più la donna, la natalità continuerà a diminuire. Ho ottenuto la “maternità” con la domanda all’ENPAM ma non ho avuto il sussidio causa il reddito familiare. Io ho avuto la fortuna di potermi permettere una babysitter perché lavoro: altre non possono però farlo!”.
In conclusione si deduce che le difficoltà ancora esistono spesso legate alle ridotte possibilità economiche e alla presenza o meno dei nonni. Lo stato può fare di più per le donne e se ci saranno i giusti servizi anche la natalità potrà aumentare coinvolgendo però anche tutta la famiglia compresi i padri in questa assistenza congiunta ai figli con una profonda riorganizzazione strutturale di diritti e doveri, politiche di sostegno alla genitorialità e al lavoro, assistenza per l’infanzia e per gli anziani.